skin adv

L'utopia del settore giovanile: analisi critica sul futuro del futsal italiano

 31/07/2014 Letto 843 volte

Categoria:    Giovanili
Autore:    Redazione
Società:    VARIE





Quante volte, ad inizio stagione o in fase di preparazione, abbiamo letto articoli e news che annunciavano in grandissimo stile l’inizio di un “Progetto Giovani” o di ingenti investimenti nel settore giovanile? Troppe, davvero troppe.  Parole spesso vane, di facciata, capaci solo di guadagnare una pubblicazione su qualche sito o di ricavare qualche sponsor in più, di solito mai davvero destinato a finanziare l’attività giovanile. Se oggi avessimo la magica opportunità di analizzare, per ogni squadra di Serie A, il budget stagionale per la scuola calcio e per il settore agonistico, solo tre o quattro squadre potrebbero venire promosse in questa ipotetica inchiesta, ovvero un terzo del futuro massimo campionato del calcio a 5 italiano. Quel futsal campione d’Europa, tra le altre cose.

I COSTI - Le posizioni ufficiali delle società, naturalmente, differiscono da quelle ufficiose: non abbiamo mai letto, e mai leggeremo, che i vivai non sono la priorità ma dietro le quinte tutti gli addetti ai lavori sanno che queste parole non sono accompagnate da fatti. E’ molto più facile comprare un funambolo straniero che formare un giocatore in casa. La giustificazione più usata per eventuali mancanze, chiamiamole così, è quella dei costi eccessivi. Certo, un intero settore giovanile, formato da categorie agonistiche e dall’accademia ha dei costi: iscrizioni, tesseramenti, staff, trasporto, materiale, spazi negli impianti. Nella mentalità troppo spesso italiana del “tutto e subito”, questi per le società sono soldi persi, buttati, una voce del bilancio da razionalizzare, spesi con malumore per non pagare multe federali.

IL FUTURO - Ecco allora che la costruzione del settore giovanile perde il suo principio cardine: l’investimento per il futuro. La domanda a cui tutti dovremmo rispondere è:”Quale futuro vogliamo per questo sport?”. Sia ben chiaro, gli italo brasiliani e gli stranieri vari che hanno militato nelle nostre società hanno aiutato molto e velocemente la crescita del movimento, spesso vivendo e giocando in condizioni imbarazzanti. Questa fase però, con i prestanome italiani in panchina deve terminare. Nonostante la vittoria dell’Europeo, il futsal italiano, da molto tempo fermo nello status quo, sta vivendo una fase delicatissima della sua storia anche a causa di elementi esterni, principalmente la forte crisi economica che ha travolto il nostro paese: società storiche, nazionali o regionali, grandi o piccole, cessano di esistere da un giorno all’altro, la serie A è diventato un girone d’elité, assieme a diverse C1 regionali, e per non avere tempi morti vengono inventati tornei senza futuro nell’arco della stagione.

RIFLETTIAMO - E’ arrivato forse il momento di fermarsi a riflettere: possiamo continuare così o è meglio rivoluzionare il sistema futsal italiano? Preferiamo delle società – meteore che vincono degli scudetti e poi muoiono o abbassiamo leggermente il livello e per 5-10 anni investiamo nei settori giovanili, raccogliendo dei frutti che già cominciano a mostrarsi? Per assurdo, preferisco società che retrocedono in maniera pilotata e investono nei giovani, costruendo così il proprio futuro, rispetto a quelle che rimangono in serie A senza programmare il domani.

SALVIAMO IL FUTSAL - Non scambiate queste parole con la demagogia o il disfattismo: scrivo perché amo questo sport e credo che i ragazzi che da anni lavorano e hanno creduto in loro stessi, partendo dai primi calci e che oggi sono in nazionale giovanile, meritino uno sport professionistico, materiale adeguato, spazi in cui allenarsi che non sia la palestrina con il fondo in cemento perché:”l’affitto costa poco”. Credo che serva maggiore formazione nei tecnici, una scuola d’eccellenza, uno scambio continuo con gli allenatori delle prime squadre. Credo che serva un programma condiviso tra Divisione e Società, un accordo vero, che metta in campo solo le forze decise di chi crede nello sviluppo giovanile: inutile obbligare e multare se poi sono questi i risultati. Credo che il futsal italiano potrebbe essere salvato dai ragazzi nati negli anni 90, i giocatori della futura serie A con alle spalle un percorso di crescita vero. Credo che alla Spagna non avremmo più nulla da invidiare. Credo nel lavoro duro, programmato e di qualità nei settori giovanili. Credo forse in un’utopia. Buon futsal a tutti. 

Andrea Rozzato



COPIA SNIPPET DI CODICE











-->