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Crisi in Europa | #salviamoilfutsal, le iniziative di C5Live: riforma degli italiani in lista QUARTA PARTE

 22/10/2014 Letto 942 volte

Categoria:    Serie A
Autore:   
Società:    VARIE





Nella prima parte di questa indagine abbiamo analizzato alcuni aspetti della crisi che attraversa il nostro movimento di club a livello internazionale. Questo ci ha portato a riflettere più ad ampio raggio sulla condizione nella quale verte il nostro futsal. È davvero tutto oro quello che luccica? Oppure dietro alla vittoria degli Europei si cela un movimento di stampo prettamente italiano? Regole aggirate, progettualità inesistente, ricerca del risultato immediato. Il futsal, così come il calcio e il resto dello sport italiano, è lo specchio del nostro paese? Forse sì, ma qualcosa si può ancora fare. #salviamoilfutsal, è quello che vogliamo provare a fare. Calcio a 5 Live propone alcune chiavi di lettura, condivisibili o meno, ma che potrebbero far accendere la lampadina a qualcuno. Questa la quarta parte di un percorso a puntate.


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4 - Obbligo italiani in lista, bisognerebbe ripartire dall'inizio.
È vero. Ad un certo punto si era arrivati ad un campionato italiano che era fatto solo di stranieri. La nazionale di Nuccorini era formata quasi interamente da italo-brasiliani e si è dovuto mettere un punto e voltare pagina. L'opera di italianizzazione, ben portata avanti da Menichelli, ha però trovato qualche ostacolo. Parlando della Nazionale, inizialmente il CT è dovuto andare a pescare gli italiani nelle serie minori, perché in giro non c'era proprio un bel niente. Nonostante questo ottimo lavoro, però, alle spalle degli ormai noti Romano, Leggiero, Ercolessi, De Luca, c'è davvero ben poco. Paradossalmente, uno come Ippoliti, finito a giocare in A2, è ancora, se non il migliore, uno dei migliori italiani in circolazione. Ultimamente è stato chiamato Schininà, prima di lui ci hanno provato Mentasti, Milucci & co. a fasi alterne. Vero, ma poi? Può bastare?  L'obbligo di inserire italiani in lista ha sostanzialmente portato ad una situazione paradossale: si gioca in 6 (il numero di stranieri massimo da schierare), più il portiere italiano. E' questa la nuova linea. Con gli italiani spesso e volentieri relegati in panchina, messi in lista dagli allenatori solo perché forzati dalle regole. Perciò, bisogna andare a monte. L'obbligo di inserire 3-4-5 italiani in lista deve essere ponderato, con un certosino lavoro alla base del nostro movimento. Gli italiani che arrivano ad essere convocati devono essere pronti per giocare e non specchietti per le allodole.

Con l'obbligo degli italiani in lista, da una parte si è impoverito tecnicamente il nostro movimento – e poteva anche essere un sacrificio sopportabile – ma dall'altra si è fatto poco, se non nell'ultimo biennio, per implementare la qualità e l'impegno dell'attività di base. Bisognerebbe far arrivare in prima squadra (parliamo anche di A2 e B, non solo di A) ragazzi pronti, formati grazie al lavoro di tecnici e dirigenti qualificati per questo mestiere, non gente improvvisata, come troppo spesso si vede. Il livello degli italiani, un po' alla volta, sta crescendo, perché ci sono società che lavorano bene con i settori giovanili. Ma la riforma e l'obbligo degli italiani in lista dovrebbe essere una cosa graduale. In Serie B mettere un blocco ai non-italiani più elevato, in modo che i ragazzi che escono dalle giovanili riescano a crescere bene, confrontandosi con un campionato nazionale e con giocatori più esperti. In A2, uno sbarramento meno duro e via via a salire fino in Serie A, dove un passo alla volta si comincerebbe con l'inserire 3-4 italiani che arrivino davvero pronti, effettivamente capaci di giocare in Serie A, usciti dal proprio settore giovanile, o magari pescati da quelle società di A2 e B che li hanno precedentemente svezzati. Non utilizzati come dei parafulmine. Ovviamente, questo è un processo rapido se c'è una base solida, molto più lento stando alla nostra situazione attuale. La parola d'ordine è progettualità, abbinata con pazienza e attesa. Le persone si lamentano perché vinciamo l'Europeo soprattutto grazie agli italo-brasiliani? Bene, chi ha potere decisionale nelle società cominci a sposare questa linea, dimostri di essere capaci di saper aspettare, anche di saper perdere. Altrimenti è troppo facile fare le nozze coi fichi secchi.

Segue...

Matteo Santi



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