skin adv

La strepitosa storia di Goram Mbow: dal cuore dell»â„¢Africa alla nazionale italiana

 23/10/2014 Letto 3962 volte

Categoria:    Vari
Autore:    Redazione
Società:    VARIE





Goram Mbow nasce a Parigi il 22 luglio del 1973 da coppia italo senegalese. Vive in Francia fino all’età di sei anni, quando la sua famiglia decide di trasferirsi in Senegal. Raggiunta la maggiore età, Goram si trasferisce in Italia, a Milano, per motivo di studio, dove contestualmente inizia quasi per caso la sua carriera calcettistica nel Toco Toucans. Siamo all’inizio degli anni Novanta e Goram gioca tra Serie D e Serie C e poi prende parte al Torneo delle Regioni. L’anno mirabilis della sua carriera è il 1998 quando viene contattato per giocare in Serie A con l’allora Milano Calcio a 5, fino addirittura alla chiamata in nazionale, tanto da diventare il primo giocatore di origine africana a vestire la maglia azzurra, molto prima dei vari Balotelli e Ogbonna, protagonisti con l’azzurro nel calcio. A Milano, Goram gioca con i vari Felice Mastropierro, Renato Fracci, Franco D’Ignazio, Alberto Ferri, Sandro Bonanno, Renato Lopes e soprattutto con Mico Martic, con in panchina Pino Milella. Dopo due stagioni in massima serie, il Milano retrocede in A2, nonostante i 19 gol in massima serie di Mbow. Segue una parentesi a Seregno, sempre in A2, prima dell’approdo alla Valprint tra serie B e A2. Dal 2005 Goram gioca nella Domus Bresso prima della parentesi alla Toniolo Milano in A2 e gli ultimi anni trascorsi nell’Acsi Aurora, nel campionato regionale. 

Ciao Goram. Hai iniziato la stagione ancora con l’Acsi Aurora, in C2, volevo chiederti se intendi giocare ancora a lungo a futsal, come sta facendo il grandissimo Rubei, oppure se per il futuro stai valutando anche l’ipotesi di ricoprire un altro incarico, per esempio quello di allenatore…
Ciao Francesco. Si, quest’anno continuo la mia avventura nell’Aurora, bellissima e leggendaria società lombarda, che mi ha dato la possibilità da tre anni a questa parte di provare l’intrigante connubio del ruolo di allenatore-giocatore. Mi definirei dunque ancora giocatore, non quanto la leggenda da te citata, che saluto con immenso affetto, e spero in futuro di poter essere allenatore consapevole di non poter arrivare ai livelli dell’amico Alessio Musti.

Come nasce il tuo approdo nel calcio a 5 italiano?
Un patito del calcio venuto dal Senegal per studiare all’università di Milano si imbatte nelle difficoltà di poter giocare nel fango autunnale. Una gloriosa squadra universitaria decide di partecipare al campionato provinciale di Milano e, tramite un’amica, vengo presentato all’allenatore che, dopo il primo allenamento, valuta le mie capacità tecniche e la possibilità di giocare al caldo, senza fango. Così divento un giocatore del Toco Toucans. Se avessi scelto un ateneo del sud, dove l’autunno e l’inverno risultano vivibili, probabilmente non sarei diventato un giocatore di calcio a 5. Penso che così sarei rimasto il giocatore di calcio che si diletta con il basket. Dal 1992 ad oggi questo bellissimo sport mi ha permesso di vivere a Milano e l’Italia nel miglior modo possibile, circondato sempre da tanti veri amici.

Sei stato alla fine degli anni Novanta uno dei giocatori più rappresentativi in Italia, infatti sei stato uno dei primi naturalizzati a giocare in Azzurro, in particolare il primo di origine africana. Quanto ti inorgoglisce questo primato?
Essere il primo giocatore di origine africana a calcare i campi italiani è stato un onore. Peccato che pochi altri hanno potuto seguire queste mie orme, non per carenze tecnico-fisiche ma per la poca conoscenza di questa bellissima disciplina, poco nota e pubblicizzata nel continente nero. Ma sapere che vi siano oggi persone come l’amico Yabre (giocatore dell’Arzignano in A2, ndr) che ripercorrono il mio cammino, mi fa dormire sogni tranquilli. Capitolo nazionale: a differenza di tanti altri, io arrivo in Italia già in possesso della cittadinanza italiana perché figlio di una coppia italosenegalese e per motivi accademici e non sportivi. Non potrei dunque paragonarmi a tanti altri amici che insieme hanno partecipato alla spedizione belga, come Franzoi, Grana, Previdelli e il buon Foglia, ma che presumo avessero mete drasticamente diverse dalle mie.

Quali sono stati i compagni di squadra e gli allenatori che ricordi maggiormente della tua lunga carriera?
Compagni di nazionale, Rubei e Bearzi su tutti, e i degni avversari, come l’intramontabile Junior, i compagni di squadra, come “Micio” Martic, e i tanti amici attuali, come Bruno, Mastropierro, Ferri, tra i più noti, tutti e quattro ottimi allenatori negli ultimi anni. Capitolo allenatori: Milella e Micio per quello che mi hanno dato e Minichelli per quello che mi ha insegnato nei pochi giorni del corso di qualche anno fa. Non vorrei dimenticare tutti gli allenatori, i presidenti ed i compagni e amici meno noti del Toco, della Elle Esse, del Milano, del Seregno, della Valprint, del Bresso, del Toniolo e dell’Aurora.

Dai tempi del tuo Milano, la Lombadia non più squadre importanti in massima serie…
Mi spiace che la Lombardia abbia perso il palcoscenico nazionale dai tempi del grande Milano Calcio a 5, a cui ha fatto seguito solo una parentesi breve del Bergamo, ma spero e confido nel nuovo Milano (ex Toniolo) della coppia Sau-Colombo e di tante altre realtà per riportare a breve una squadra lombarda nel firmamento del calcio a 5 nazionale.

Francesco Dell’Orco

 



COPIA SNIPPET DI CODICE











-->