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Crisi in Europa, #salviamoilfutsal: la crescita esponenziale del futsal europeo ULTIMA PARTE

 31/10/2014 Letto 561 volte

Categoria:    Serie A
Autore:   
Società:    VARIE





Nella prima parte di questa indagine abbiamo analizzato alcuni aspetti della crisi che attraversa il nostro movimento di club a livello internazionale. Questo ci ha portato a riflettere più ad ampio raggio sulla condizione nella quale verte il nostro futsal. È davvero tutto oro quello che luccica? Oppure dietro alla vittoria degli Europei si cela un movimento di stampo prettamente italiano? Regole aggirate, progettualità inesistente, ricerca del risultato immediato. Il futsal, così come il calcio e il resto dello sport italiano, è lo specchio del nostro paese? Forse sì, ma qualcosa si può ancora fare. #salviamoilfutsal, è quello che abbiamo provato a fare, proponendo alcune chiavi di lettura, condivisibili o meno. Qui l'ultima parte di questa serie di puntate, nella quale non diamo soluzioni, ma constatiamo come il livello del futsal europeo sia cresciuto vertiginosamente.

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4 – Il livello del futsal estero

Ne parlavamo l'ultima volta, in Italia si è voluto accelerare a tutti i costi l'obbligo di inserire azzurri in lista, forse perché troppo con l'acqua alla gola, ma siamo stati poco lungimiranti. Gli italiani che giocano in A sono effettivamente pochissimi e molto spesso non al livello degli stranieri. Quando vai in Europa e ti scontri con scuole diverse, paghi pegno. Semplificando il tutto: in Azerbaigian limitazioni non ci sono, infatti sono tutti stranieri. In Inghilterra c'è Baku che non è altro che una squadra brasiliana esportata in Inghilterra, dove ci sono regole molto più libertine. Per non parlare della Spagna che ha un movimento che – seppur dilettantistico come il nostro, ma tutti gli effetti professionistico – è 20 anni avanti a quello italiano, sotto tutti i punti di vista. Le squadre spagnole giocano ad un ritmo forsennato rispetto ai nostri standard: il gioco, magari meno tattico, è più veloce e tecnico e in roster ci sono 12/15 giocatori in grado di giocare in qualsiasi squadra europea.

“La diaspora degli spagnoli” - ci raccontava un esperto di futsal estero - ha inoltre portato diversi atleti importanti nei campionati prima menzionati, oltre che in Italia, ma anche giocatori in Ungheria, a Cipro, in Repubblica Ceca; altri club partecipanti alla UEFA Futsal Cup hanno investito in atleti brasiliani o comunque in stranieri di qualità, come hanno fatto per esempio i bulgari del Varna con il portoghese Paulinho, il brasiliano Celsinho e gli slavi Novoselac e Stankovic. Il santone portoghese Orlando Duarte guida oramai da tempo i lettoni del Nikars Riga, con in campo l’esperto Arnaldo; Sporting Club Paris e Baku United sono delle vere e proprie multinazionali “terribili”, i cechi dello Chrudim devono molto ai vari brasiliani, come Olinha, Max e Felipe Deyvissson, più lo spagnolo Alvarito, oltre al celebre tecnico Daniel. E’ anche vero però che il calcio a 5 di qualità si può esprimere anche senza prendere stranieri. Gli ucraini del Lokomotiv Kharkhiv, i magiari del Berettyoujfalu e gli slovacchi dello Slovmatic Bratislava schierano organici autoctoni, a dimostrazione che dopo un’intera generazione il livello è diventato tale da poter competere con gli altri con giocatori svezzati con pane, salame e futsal. Insomma è cresciuta la qualità degli altri, soprattutto da parte di chi ha preferito una costante crescita del calcio a 5 locale”.

Allargando lo sguardo anche a livello di nazionali, quello che è accaduto agli ultimi Europei e più recentemente alla Futsal Continental Cup ci dà da pensare. La sconfitta all'esordio ad Anversa con la Slovenia di Cujec, il pari della Croazia con la Spagna, la finale conquistata dalla Repubblica Ceca in Kuwait. Questi, sono tutti segnali di come il movimento europeo sia in forte, fortissima crescita. Bisogna adeguarsi, a partire dai campionati nazionali. Serbia 2016 e i seguenti mondiali di Colombia non sono poi così lontani, non commettiamo l'errore di sottovalutare il tutto.


Matteo Santi



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