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Roberto Chiesa, scintilla scoccata: «Con la Bellator tornato l'entusiasmo dei bei tempi»

 27/11/2014 Letto 1334 volte

Categoria:    Femminile
Autore:   
Società:    BELLATOR FERENTUM





L'ex tecnico di Virtus Roma e Torrino racconta il suo approdo alla Bellator Ferentum e il suo ritorno nella Serie C laziale. Una scelta, la sua, dettata da tanti fattori. Scopriamo insieme quali e gli obiettivi di un progetto a lungo termine.

Roberto, partiamo dall'inizio, come è nato il contatto? E come mai questa scelta?
Avevo voglia di far qualcosa di diverso. Indubbiamente la Serie A è una categoria di grande prestigio e a Roma ero legato ad Anedda e al Time Sport, ma loro hanno già un allenatore molto bravo come Guidi. Sentendo Alberto Cialone è capitata questa opportunità di pianificare un discorso a lungo termine, non necessariamente legato solo a questa stagione. Mi ha sempre stuzzicato l'idea di andare in provincia, sin dai tempi del Sora di Vinci. Ci siamo sentiti e mi sono trovato subito d'accordo sui programmi e sui punti da seguire. La Bellator aveva già cambiato allenatore e avevano bisogno di un tecnico che potesse fare da traino per il resto della stagione.

Che realtà hai trovato?
Una realtà che non mi aspettavo, in senso positivo ovviamente, con tantissimo entusiasmo. Quell'entusiasmo che nel Lazio sta e stava cominciando a mancare: qui i valori dello sport sono in primo piano. Abbiamo dei dirigenti che per venire alla partita farebbero carte false. Indubbiamente va creata una situazione migliore sul piano tecnico, perché ci sono delle ottime giocatrici, ma in numero limitato. Ci troviamo, spesso e volentieri, a lottare col numero delle giocatrici: ne ho solo otto, anche se tutte molto brave. È una condizione limitativa, perché un infortunio o una squalifica ti condizionano. Ho fatto un piccolo richiamo di preparazione, c'è tutta una situazione da dover ristabilire. Questo non perché Daniela Tanzi sia stata meno brava, ma perché ogni tecnico ha le sue idee e la squadra si identifica in quelle. Le giocatrici devono giocare come piace a me ed è un modo diverso da prima. E quindi, un piccolo prezzo da pagare c'è. Non è una questione di bravura del mister, ma di idee.

Vi siete mossi subito sul mercato, prendendo Antonella Carta. A dicembre altri innesti?
Antonella è una figura importante, rappresenta una parte nobile di questo sport e poi a dicembre ci sarà qualche altra bella novità. Credo e spero che riusciremo ad arrivare ad un numero giusto di giocatrici congruo per affrontare il campionato. La qualità non ci manca, ma manca più che altro la quantità.

Hai allenato a Roma, muoversi in un mercato diverso, come quello ciociaro, può essere condizionante nelle scelte?
La distanza può essere un limite. Le conoscenze più importanti che ho sono a Roma, ma in ciociaria ho trovato una gran bella realtà e qualcosa riusciremo a trovare, senza bisogno di far scomodare giocatrici dalla Capitale.

Obiettivi per questa stagione?
Ad oggi è solo quello di salvarci, poi in base al mercato di dicembre, visto che la classifica è corta, potrebbe cambiare qualcosa. Quando ho preso la squadra avevamo un punto, ora sono otto e siamo ancora penultimi. Dovremo salvarci il prima possibile, magari evitando i playout. Qualsiasi discorso futuro parte da questo, dobbiamo provare a non retrocedere. Ma se a dicembre prendiamo determinate giocatrici valuteremo gli obiettivi. Altrimenti stringeremo i denti, perché la qualità per uscire fuori ce l'abbiamo.

Prima hai usato una parola chiave: entusiasmo. L'hai usata per descrivere la società e la dirigenza. Ma quanto entusiasmo ha Roberto Chiesa?
Indubbiamente la Serie A può mancare, ma è normale. Però garantisco e l'ho ribadito in più occasioni, che questi cento chilometri che faccio per andare al campo, a volte pesano meno dei dieci dello scorso anno. Di entusiasmo ne ho tantissimo e lo metterò tutto. È una situazione anomala, finora sono stato abituato bene: grandi società, grandi giocatrici e qui è normale che la realtà sia differente. Tuttavia, ho riacquisto un entusiasmo che, così, non ricordavo da tanto tempo.

Chiusura classica: i ringraziamenti.
Posso solo ringraziare la società dove sono per l'opportunità datami. Girandomi indietro, saluto e ringrazio il mio vecchio presidente Paolo Anedda per avermi permesso di allenare la Virtus Roma. Gli sono amico e gli mando un saluto, così come a tutto il vecchio staff della Virtus.


Matteo Santi



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