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Portelli della Proneo Sports a Calcio a 5 Live: «Vi racconto la mia Final Eight»

 06/03/2015 Letto 1373 volte

Categoria:    Vari
Autore:   
Società:    VARIE





Vincenzo Portelli, responsabile per l'Italia della Proneo Sports, l'agenzia che si occupa della gestione dei calciatori, ha parlato in questa lunga intervista della Final Eight appena andata in archivio: dalla Serie A maschile a quella femminile, bilanci, giudizi, elogi e delusioni.


Partiamo da un commento sulla Final Eight in generale: pensi che lo spettacolo sia stato degno della 30esima edizione della Coppa Italia?
Spettacolo più che degno, organizzazione (quasi) perfetta e grande partecipazione di pubblico e media. Il futsal come lo vorremmo sempre, con una riflessione: in campionato alcuni palazzetti ci sembrano semivuoti, ma nella manifestazioni come la coppa a volte sembrano non bastare i posti e gli spazi. Questi due estremi andrebbero bilanciati, perché la nostra disciplina merita la giusta visibilità. Sempre.

Spostiamoci in Serie A. Asti che vince con il pubblico a sfavore, contro un grande Pescara e rimontando quattro volte lo svantaggio: come descriveresti un successo del genere?
Era scritto. Non parlo di fortuna, perché la fortuna si crea, parlo di una serie di fattori che vengono accentuati in queste competizioni brevi. L'Asti, oltre ad avere alternative numeriche e qualitative che le altre hanno invece contate, trasuda serenità e calma, inoltre tutti i componenti della rosa e dello staff hanno fiducia nel tecnico, nel suo lavoro e nella sua visione di gioco. E questo è importante perché vuol dire che seguono e continueranno a seguire un'idea all'unisono. Caratteristiche di chi sa cosa fa.

Anche il Pescara ha giocato una grande Final Eight: assieme all'Asti, è lei la squadra che parte favorita per la vittoria dello scudetto?
È sicuramente una delle pretendenti al trono d'Italia ed è quella che per ben due volte si è già avvicinata all'impresa finale. È stato degno anfitrione e non ha regalato mai niente, come tutte le squadre di Colini: combattivo e combattente, merito di chi riesce a scegliere e trasmettere un concetto vincente e non remissivo, di chi sa prendere il meglio di ognuno dei giocatori scelti e metterlo al servizio di un metodo di gioco. Ho visto anche un società più consapevole e più serena rispetto agli ultimi anni, questo vuol dire che sono tutti verso la giusta strada nel costruire un team che può arrivare ad un traguardo finale e prenderselo. Ad oggi ha dato filo da torcere alla squadra più organizzata e completa del campionato. Ha una terza chance in una serie di confronti più lunghi. Ma come lei, anche la Luparense non è esclusa dai giochi finali; così come la Lazio, vera sorpresa dell'anno.

Qual è stato il giocatore che più ti ha sorpreso?
Paulinho, perché è il classico giocatore che ti fa esclamare “ma come fa?”. Lui non si spiega, si fa ammirare. Tatonetti è stata una sorpresa, paradossalmente anche Torras: passano gli anni, ma Jordi continua ad essere leader decisivo, importante ed essenziale, e la sua tradizione di vincente se l'è portata dietro da Barcellona.

Che Final Eight è stata sulle panchine? Tatticamente abbiamo visto qualcosa di nuovo?
Niente nuovo che avanza, tutti i tecnici si confermano per come li conosciamo, con una nota per me piacevole: Garcias accanto a Polido è un “nuovo inizio” per un campione che si evolve.

Passiamo ora al femminile. Se mai ce ne fosse ancora bisogno, questa manifestazione ha confermato ancora una volta quanto il movimento sia in espansione sotto ogni punto di vista (tecnico, spettacolo e pubblico). Sei d'accordo?
Bambini e ragazzi a cui viene mostrato il bello di questa modalità, pubblico per come lo sognano gli addetti del femminile e che vorrei vedere sempre anche nelle “big city”, ma che invece ha ancora bisogno di essere ammaliato, catturato e convinto. Spettacolo di agonismo, spettacolo di “voglia di vincere”, spettacolo di giocate delle singole, non ancora spettacolo di gioco.

Che Final Eight è stata a livello tattico?
Il Montesilvano di Salvatore e lo Statte di Marzella, nella seconda e terza partita, mi sono piaciuti: hanno manifestato una volontà di applicazione, un lavoro in embrione di un qualcosa che possibilmente a breve vedremo, ma che già da i suoi frutti. Un plauso a Monopoli alla guida di un Salandra non al meglio dell'organico, per le sue idee, per la sua voglia di applicare queste idee e di fare necessità virtù. Sarebbe bello vederlo alla guida di una squadra attrezzata, lui che le idee, l'esperienza e la voglia di lavorare sodo ce l'ha. Infine un'osservazione su chi snobba il girone C: le cenerentole hanno dato filo da torcere alle big, il che vuol dire che in queste competizioni emerge un equilibrio fra le prime dei gironi. Le squadre meno attrezzate sono al momento presenti in tutti e tre i gruppi, e non è sicuramente quello del sud il più facile.

Una parola sull'intramontabile Real Statte. Dopo quattro anni di digiuno e tre finali perse, la squadra più titolata d'Italia ha colpito ancora. Te l'aspettavi?
Volendo parafrasare la frase da un film potrei dire così: alcune squadre All-Stars hanno perso perché puntano unicamente sul talento individuale. Lo Statte ha vinto perché ha preso quel talento e lo ha messo al servizio di un sistema che migliora tutto il collettivo. Staff coeso, una città intera dietro il team e le ragazze che dentro il campo si sono comportate da gruppo, da vero collettivo. È il collettivo che ha vinto, perché ha focalizzato l'obiettivo, lo ha inseguito e lo ha raggiunto aiutandosi a vicenda e moltiplicando le forze.

Un giudizio sul Montesilvano che ha vinto la finale anticipata contro la Lazio ma perso quella vera contro il Real Statte.
Francesca Salvatore, che ho avuto il piacere finalmente di conoscere, sta facendo un ottimo lavoro già da qualche anno e per lei, se posso fare un paragone, ho visto nelle sue giocatrici lo stesso rispetto ed attaccamento dei giocatori dell'Asti per Polido di cui parlavo prima. Questo vuol dire stima e convinzione nel lavoro del proprio tecnico che fa sì che lei possa svolgere al meglio il lavoro settimanale e quello in campo la domenica avendo la completa attenzione e fiducia delle sue giocatrici. Riguardo alle gare, sicuramente quella contro contro la Lazio è stata la migliore prestazione, per intensità, piglio agonistico, aggressività, voglia di vincere e idee. Una partita che ha comportato un notevole dispendio di energie, che è aumentato fino agli ultimi secondi nella semifinale contro un buon Acquedotto, portando alle finali il Montesilvano con il serbatoio in rosso e con meno lucidità rispetto alla prima partita. E forse un'eccessiva fiducia sul fatto che la coppa, battuta la Lazio, fosse già in cascina. Al Montesilvano manca, come ad altre squadre, un vero terminale da gol: lo Statte ne aveva ben tre (Sanchez, Dalla Villa e Azevedo, ndg), 136 gol dei 170 realizzati in campionato finora. Ma sul Montesilvano vorrei fare un'aggiunta...

Prego.
Le ragazze, forse, ma questo è peculiare negli sport femminili, non hanno saputo gestire le emozioni nelle prime due gare, il che potrebbe aver comportato un approccio differente già in semifinale e poi in finale. Questo nulla toglie all'ottimo lavoro svolto da Francesca, che è sotto gli occhi di tutti, e nulla toglie alla gara tatticamente perfetta di Marzella e delle sue ragazze. Francesca è l'esempio di chi, continuando a studiare, riesce ad implementare al massimo le potenzialità del gruppo che guida.

Due delusioni: Lazio e Isolotto. Una grande sorpresa: L'Acquedotto, ma anche Ita e Salinis che escono a testa alta. Sei d'accordo?
La Lazio non è uscita sommersa da una valanga di gol, per cui di delusione non si può parlare, la partita è stata combattuta come i due precedenti scontri di campionato, poteva vincere sia l'una che l'altra: i dettagli hanno deciso l'incontro. Più che di delusione bisogna parlare di riflessione sul da farsi per far tesoro dei tre scontri e magari trovare una maggiore coesione dentro il campo per unirsi nell'ultimo obiettivo comune: i playoff che portano al titolo. Sulla carta è indubbio che la Lazio ha alcune delle migliori giocatrici nazionale ed internazionali, ma deve mostrare più unità di gruppo per battere quella che ora è diventata la sua bestia nera. L'Isolotto non è stata una delusione. L'Acquedotto, come ho detto prima, è una “bella idea” che può solo crescere ancor di più il prossimo anno, dell'Ita di Monopoli avevo già parlato e altrettanto della Salinis. Le squadre del girone C possono solo essere una sorpresa per chi bistratta appositamente il raggruppamento del sud. Quale miglior risposta che quella che hanno dato sul campo?

Qual è stata la giocatrice che più ti ha sorpreso?
Sono rimasto piacevolmente sorpreso da Dalla Villa. È stata la ragazza che ha tirato fuori più energia di tutte, oltre che un gol da antologia in finale, che andrebbe visto e rivisto. Lei è andata oltre. Quest'anno, non più sola, Eliane ha mostrato cosa vuol dire essere completa, cosa vuol dire lottare e rialzarsi, cosa vuole dire forza nel futsal. Sono poi contento per una mia calciatrice, Jozita Azevedo, che superando i primi momenti di difficoltà di adattamento lontana da casa, ha mostrato sia in campionato e maggiormente in coppa quello che è essenzialità, altruismo, visione della porta e preparazione tattica nel futsal rimarcando perché è stata capocannoniere lo scorso anno in Portogallo e maggiore realizzatrice in questa Coppa Italia con sei gol tutti importanti, e magari mandando un segnale positivo alla nazionale lusitana. Sanchez non è una sorpresa, è una conferma anche nei momenti di difficoltà. Bruna Borges è una giocatrice importante. Delusioni? Come nel maschile nessuna ha deluso, nella competizione breve c'è poco spazio per riparare, specialmente nel femminile dove l'emotività a volte può prendere maggiormente il sopravvento. Vieira, De Oliveira, Lucileia e Ceci sono grandi giocatrici ed hanno tutto lo spazio per rifarsi nel rush finale.

Che Final Eight è stata sulle panchine?
Nulla è nuovo, casomai elaborato. Bisogna dire invece che si è visto qualcosa di applicato. Ripeto i nomi di Salvatore e Monopoli, ma anche Marzella, che ha fatto tesoro degli errori passati, ha lavorato tanto e specialmente in semifinale e finale ha mostrato che il lavoro settimanale che, se ben fatto, ottimizza il rendimento di molte giocatrici e quindi anche di un collettivo. Ma la maggior parte della squadre lavora ancora meno di quello che è il necessario.


Francesco Puma



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