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Micheli dopo l'esonero: "O mandavano via i giocatori oppure me, ho le scarpe piene di sassi ma..."

 11/03/2015 Letto 2107 volte

Categoria:    Serie A2
Autore:   
Società:    CIOLI COGIANCO





Nei ristoranti, per prenotare un tavolo, usava il nome Mauro Carlisport, tanto per capire quanto fosse attaccato ad una realtà che aveva creato lui stesso. Dopo tredici anni di gestione, di cui dieci in panchina, Micheli non è più l'allenatore della Carlisport Cogianco. Una decisione, quella presa dalla dirigenza, che il tecnico non aveva preventivato fino a quando non è stata la società stessa a comunicargliela, dettata – si legge nel comunicato - da una presa di posizione del gruppo che ha palesato la mancanza dei giusti stimoli e della fiducia necessaria verso lo staff tecnico. Come sempre, quindi, a pagare è l'allenatore, che ha espresso il suo pensiero in questa intervista a Calcio a 5 Live. Da adesso, nei locali dovrà prenotare a nome Micheli, ma la Carlisport – la sua seconda pelle – gli rimarrà sempre addosso, nonostante l'esonero.
 

È successo tutto in pochi giorni. La coppa doveva essere l'occasione per il riscatto stagionale, e invece tutto è andato storto: te l'aspettavi questo esonero e come lo hai preso?
Ma perché il riscatto stagionale? Siamo secondi con una partita in meno, scontri diretti a favore e calendario decisamente più facile dei nostri antagonisti del Belvedere. Non esagero se dico che avevamo ancora il 49% di possibilità di vincere. Finora c'era poco da riscattare anche se oggettivamente tutti speravamo meglio. In coppa, voi addetti ai lavori avete presentato la partita come la cosiddetta finale anticipata, contro la squadra che poi, anche perdendo due pedine fondamentali, ha perso la finale solo ai rigori. Eppure, a detta di tutti, abbiamo fatto una buona partita meritando la vittoria che ci è sfuggita solo ai rigori a cui siamo arrivati venendo raggiunti quando vincevamo 4-2. Loro hanno messo il portiere di movimento in maniera eccellente, realizzando tre gol in undici occasioni create, l'unica nostra pecca invece è stata quella di non sfruttare gli errori concessi dai nostri avversari. Insomma, non stavamo messi poi così tanto male.

In cosa ti senti di aver sbagliato?
Non ho trovato i riferimenti che ho avuto in passato nello spogliatoio e anche fuori. In estate avevo perso persone importanti e nel corso della stagione ne ho perse altre. Non sono stato bravo a sostituirle creandomi addosso una situazione che non mi faceva lavorare nemmeno come volevo e potevo. Ci sono stagioni storte in cui va tutto male, basti pensare ai pali e alle traverse che abbiamo preso, doppiando qualsiasi altra squadra, oppure che degli ultimi quattro rigori ne abbiamo sbagliati tre con tre rigoristi diversi e tutti decisivi, o altro ancora.

Te lo aspettavi?
Decisamente no. Non l'ho capito fino a che non me lo hanno detto. Dopo il pareggio interno con l'Augusta, c'era qualche “saluto in meno” e qualche “chiacchiericcio sotto voce” di troppo, ma sono cose che ci stanno, se poi vinci la partita successiva passa tutto di solito e se non vinci si parla nello spogliatoio, almeno di solito. Invece nel mio caso si è parlato fuori all'hotel mentre io dormivo e cosa ancora più grave non mi è stato detto nulla nemmeno il giorno dopo, né dal capitano né da nessun altro giocatore. Penso che per la società sia stata una scelta obbligata. Inutile parlare di quello che si poteva fare e di come si poteva gestire, o mandavano via i giocatori o me. Ormai è fatta.

Quanto ti stanno facendo piacere tutte queste manifestazioni d'affetto?
Sono sincero, molto. Ieri è stata una giornata incredibile. Sarò stato contattato da 500/600 persone. Non pensavo di suscitare tutto questo rumore, vuol dire che qualcosa di buono l'ho fatto. Alcune telefonate o messaggi soprattutto in privato mi hanno emozionato veramente.

Lasci la panchina dopo dieci anni di Carlisport, immagino che non ti aspettavi una fine del genere: cosa ha rappresentato per te questa società?
Una seconda pelle, ma non per modo di dire, proprio davvero. La lascio dopo averla creata tredici anni fa, militandoci due da giocatore, uno da organizzatore e dieci da allenatore. Ma soprattutto era uno stile di vita. Può sembrare assurdo sentire queste parole, ma chi è stato con noi negli anni capisce cosa intendo e spesso si era sentito legato per sempre. Era qualcosa di particolare, i messaggi privati arrivati a questo proposito sono commoventi, senza ombra di dubbio il progetto migliore che avessi creato e fatto crescere nella mia vita. A tutti voglio ricordare "post fata resurgo".

Hai qualche rimpianto o sassolino da toglierti?
Cito Jovanotti: “Ho le scarpe piene di sassi”, ma a chi giova tirarli fuori in questo momento? Piuttosto un rammarico: che anche il professore Rossi sia stato esonerato per “colpa” mia. Purtroppo funziona cosi e con lui me ne scuso.

Cosa farà ora Mauro Micheli?
Di sicuro non andrò al PalaCesaroni, dove è sempre stato pieno di allenatori, a vedere le partite. Per andare e tornare da lavoro devo passarci davanti ma se non sto di fretta faccio una strada più lunga per evitarlo. A parte gli scherzi mi riposo fino a fine stagione e mi godo la famiglia - che tra allenamenti, preparazione gara, gare e analisi delle gare - ho trascurato recentemente, poi si vedrà; intanto ieri una società di pallavolo mi ha già chiamato (ride, ndg).


Francesco Puma



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