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Portelli a C5Live: «Serie A Elite, Nazionale e mercato. Ecco ciò che penso»Âť

 22/04/2015 Letto 1465 volte

Categoria:    Femminile
Autore:    Redazione
Società:    VARIE





Il rappresentate italiano della Proneo Sports racconta a trecentosessanta gradi il mondo futsalistico femminile. Nelle sue parole un forte tema centrale: la formazione dei tecnici e la creazione di settori giovanili.


Vincenzo, si è chiusa la regular season, cosa è emerso a caratteri generali?
Abbiamo visto che col passare dei campionati il livello medio-alto si è alzato, rispetto sicuramente a tre anni fa. Sono cambiati i valori, è cambiato il panorama sportivo. Una Coppa Italia come quella di quest'anno è ben differente come valori tecnici, spettacolarità, suspance, rispetto alla prima Coppa Italia nazionale, o alla seconda dove una giocatrice sola poteva portare la squadra alla vittoria. È stata sfatata la credenza che il girone C sia la cenerentola dei gironi: lo si è visto in Coppa, le squadre del C, oltre lo Statte, hanno dato filo da torcere e messo in mostra un valore non indifferente.

È nata anche la Nazionale femminile: siamo un paese di Ct e tutti amano discuterne. Che idea ti sei fatto?
È nata la Nazionale e porta critiche. Il primo pensiero è, “meglio tardi che mai”, il secondo è “per fortuna c'è un vero Ct con uno staff tecnico capace”. È un passo importante per dare input alle giocatrici che pensano di affacciarsi al mondo del futsal. In tutte le discipline deve esserci l'obiettivo e il sogno di arrivare a indossare la maglia dell'Italia. Questo non c'era, ora sì e può diventare un traino. Sono stati fatti degli stage conoscitivi ed è anche giusto. Ci possono essere discordanze d'opinione su chi deve esserci e chi no, ma ciò che è certo, è che quando arriverà il momento di competere il Ct non farà scelte di favore, ma oculate. In campo ne scendono dodici e verranno scelte le migliori del momento, senza guardare la carta d'identità e il girone di provenienza. Non saranno fatte scelte di comodo: in questo momento, ad esempio, nessuno potrebbe rinunciare ad una Dalla Villa in tale stato di grazia.

Menichelli ha detto che vuole portare le ragazze lì dove è il maschile, sul tetto d'Europa. È una strada lunga?
Purtroppo per portare una squadra sul tetto di qualcosa, che sia mondo, Europa, o un torneo, non basta il lavoro dei tre giorni di raduni, ma il tutto passa dai tecnici dei vari club. Non dimentichiamoci che l'Italia maschile, prima di vincere un Europeo nel 2003 ha attraversato vent'anni di crescita e formazione. Queste ragazze che durante il raduno possono lavorare in una certa maniera, durante la stagione sono dei club e sarebbe compito di questi migliorare la qualità del lavoro per portare le giocatrici ad un determinato livello fisico, tattico e competitivo. Responsabilità ce l'ha la Divisione: non basterà l'obbligo del patentino per i tecnici del femminile, ma servirà andare più a fondo nelle cose e soprattutto, che molti presidenti decidessero di alzarsi dalla panchina e di sedersi in tribuna, come è giusto e come avviene nel maschile lasciandola a chi il lavoro di tecnico lo fa realmente. Questo per il bene delle società in primis, perché è un passo importante nella transizione da una radice regionale ad un Elite nazionale.

Rispetto ad ora, la creazione di una A Elite aiuterà e semplificherà le scelte del Ct?
Sicuramente, ma bisogna valutare due aspetti. Se guardiamo alla Nazionale femminile come alla maggiore maschile, allora lì ci sono scadenze e competizioni ufficiali e non c'è spazio, né tempo per sperimentare. I migliori giocatori sono in Serie A, stop. Se però la Nazionale femminile non fosse impegnata in competizioni ufficiali, così come sarà, al pari dell'Under 21 maschile, allora sì, ci si potrebbe permettere di pescare da più in basso, scovando alcune eccellenze anche in campionati di più basso livello. Nessuno ce lo vieta.

Tornando alla formazione della A Elite, sei rimasto sorpreso dalla presenza di qualcuno o dalla non presenza di altre?
No, nessuna sorpresa nelle 16 di Elite, se non il Falconara, piacevolmente qualificato. Ma in realtà non è una sorpresa: se la squadra di Massa fosse stata nel girone A, come lo scorso anno, sarebbe arrivata nelle prime quattro. È una sorpresa rapportata ai valori del girone B. Per il resto ci sono tutte quelle che ci aspettavano. Chissà se ci saranno defezioni o rimescolamenti.

Due parole su una formula che pare ingarbugliata, almeno in partenza?
La formula può essere interessante, ma trovo la stagione un po' scarna e servirebbe inserire nel mezzo una qualcosa come l'All Star Game che aiuterebbe la promozione della disciplina. Essendo poche squadre, nel maschile è stata creata la Winter Cup: anche nel femminile inserirei altre cose che rendano i dieci mesi di campionato più accattivanti. Dovremo fare uno sforzo nel pensare competizioni che aiutino tecnico nazionale a vedere le giocatrici. Un evento che promuova il solo movimento femminile, indipendentemente dal maschile.

Tu e le Proneo Sports siete sempre attivi sul mercato. Cosa bolle in pentola?
È presto parlare di mercato siamo in piena corsa scudetto. Al momento movimenti particolari non se ne avvertono. Rispetto alle squadre che saranno in Elite, sono quelle della Serie A a muoversi maggiormente. Ciò che spero è che chi sarà in Elite, lo faccia non solo per il gusto di esserci. Prima di fare la corsa alle giocatrici, le società comincino a valutare se è il caso di inserire nell'organico tecnici competenti: parlo di preparatori atletici, allenatori, preparatori dei portieri. Spero vivamente che le società ragionino in quest'ottica.

In questi anni avete permesso a tante giocatrici straniere di arrivare in Italia e aumentare la competitività del nostro campionato. Con la A Elite sarà ancora così?
Rimango del parere che le giocatrici di fascia alta in questo momento non lasceranno gli altri campionati per venire da noi: ancora non siamo appetibili, se non per questioni economiche. Il prossimo anno, con il prospettarsi dell'aumento delle spese di gestione, si abbasseranno i rimborsi e l'unico appeal che abbiamo verrà meno. È tutto in divenire, non sappiamo ancora cosa siamo e cosa diventeremo. Più che pensare alla straniere che verranno, sarebbe il caso di pensare di poter costruire un ottimo supporting cast alla stella della squadra. Mi piace molto la proposta di creare una Under 21, anche se sono contro l'obbligatorietà della regola di portarle in lista. Se una Under è forte bisogna portarla e farla giocare, a prescindere da una regola che lo impone. Se fossi nelle società andrei a cercare giocatrici giovani da formare, aumentando il bacino d'utenza e dando linfa ai settori giovanili. La Serie A Elite non deve solo invogliare a cercare una top straniera in più, ma servire per creare un impianto di 5, 6, 7 ragazze che possano affiancare ad un buon livello le giocatrici che mi permettono di disputare un campionato competitivo. C'è bisogno di prospetti giovani e interessanti, di ringiovanire le rose in attesa dei campionati giovanili. 


Redazione



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