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Un pezzo di storia del futsal si ritira, tutti in piedi per D'Ippolito: «Vi racconto i miei 20 anni e passa di Statte»

 01/06/2015 Letto 2250 volte

Categoria:    Femminile
Autore:   
Società:    REAL STATTE





“Sempre a testa alta: questa è la filosofia di un grande club quale l'Italcave Real Statte. Onorata di aver indossato per una vita intera questi colori e ancor di più essere stata il capitano del club più titolato d'Italia. Sempre forza Real!”. Così, Mina D'Ippolito, su Facebook, ha voluto annunciare il suo ritiro, dopo una vita trascorsa con la maglia rossoblù addosso, tra titoli (undici), ricordi, gioie, dolori e qualche rimpianto.


Mina, siamo arrivati ai titoli di coda?
Sì, è il momento di smettere, non credo ci saranno ripensamenti. Non potevo scegliere stagione migliore per dire basta, ho avuto il piacere di alzare una Coppa Italia, anche se c'è un po' di dispiacere per come è andata la semifinale scudetto, pur essendo uscite a testa alta.

Riavvolgiamo il nastro di qualche anno: qual è il tuo primo ricordo nel calcio a 5?
Bisogna andare molto indietro. Come tutti i ragazzi, ho iniziato a giocare sotto casa con gli amici e i miei cuginetti. Poi, quando avevo 14 anni, ho saputo che a Statte c'era una squadra femminile e da lì è cominciato tutto. Salvo una breve parentesi nel calcio, ho sempre vestito questa maglia che rappresenta per me un orgoglio. Ricordo ancora quando l'ho indossata la prima volta, è stata un'emozione unica.

Cosa ha rappresentato per te il Real Statte?
Una mia seconda famiglia, tutto. Non ci sono parole per descrivere questi 20 anni e passa trascorsi insieme, per cui ringrazio la famiglia Marzella che mi ha dato la possibilità di essere capitano di una squadra fantastica che è tuttora ai vertici del futsal nazionale. Ho ricevuto tanto e, allo stesso tempo, credo di aver dato altrettanto, con umiltà e passione.

Qual è il momento più bello?
Ce ne sono tanti. Il primo scudetto non si scorda mai, ma non parlerei solo di trofei. Ricordo con piacere tutti i momenti fuori dal campo, cene, viaggi, serate...

Qual è la miglior giocatrice con cui hai giocato?
In 27 anni ne ho viste diverse. Vorrei citarle e ringraziarle tutte, ma so che è impossibile farlo. Per cui mi piace ricordare la vecchia guardia composta da Nicoletti, Convertino, Margarito e Bonfrate. Delle straniere, invece, ho apprezzato le qualità di Ely (Dalla Villa), Chuby (Pedace), Jozita (Azevedo) e sono orgogliosissima di aver giocato con Patri (Sanchez), una delle più forti in questa disciplina.

Il gol realizzato a Norcia nella finale di Coppa Italia del 2011 contro le Lupe è stato il più importante della tua carriera?
Sì, senza dubbio. Da pochi mesi era mancato mio padre, credo che in quella partita sia stato il destino a decidere per me e il Real Statte. Feci tre gol, non li scorderò mai.

Hai rimpianti?
Uno solo, la finale scudetto persa contro la Reggina nel 2012, ancora non riesco a dimenticare quel ricordo. Vincemmo fuori casa e poi perdemmo gara-2 e gara-3 al PalaCurtivecchi, incredibile! Ma per il resto sono soddisfattissima e contentissima.

Hai appeso gli scarpini al chiodo, ma per te pare ci sia già pronto un ruolo in società.
Mi piacerebbe, vedremo in che modo potrò essere utile alla causa.

Hai intenzione di prendere il posto in panchina di Tony Marzella?
No, quella non gliela leva nessuno (ride, ndr). Io comunque ho il patentino di allenatore di calcio a 5 e Uefa B, vedremo...

Lasci anche la fascia da capitano: a chi andrà?
Il mio vice è Convertino, quindi sarà sua.

Argomento Nazionale: hai rammarico per non aver potuto vestire la maglia azzurra?
Un po' sì, ma sono comunque felicissima che sia stato fatto questo passo. In Italia è pieno di talenti che meritano un palcoscenico di questo tipo. Non provo né invidia né gelosia, solo dispiacere. Allo stesso tempo, però, sono orgogliosa perché questa Nazionale è nata anche grazie a noi che pratichiamo questo sport da tanti anni. Una cosa è certa: il 25 e 26 giugno sarò al Pietrangeli di Roma e al PalaRoma di Montesilvano.

Dopo due decenni lasci la maglia numero 9 del Real Statte, ma un domani un'altra D'Ippolito potrebbe indossarla: la piccola Sara.
Da un paio d'anni mia figlia fa scuola calcio e pare che abbia delle buone qualità. Vediamo cosa gli riserverà il futuro, sarà libera di fare ciò che vuole.


Francesco Puma



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