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IL PERSONAGGIO | Giacomo Azzoni, un baby veneto alla scoperta del parAdiso Orange

 07/10/2015 Letto 2135 volte

Categoria:    Serie A
Autore:   
Società:    ORANGE ASTI





Forse non sarà stato il colpo più reclamizzato di quest’estate, ma chi conosce il valore di Giacomo Azzoni sa bene che l’Asti ha visto molto avanti, portandosi a casa un talento puro come un cristallo di Boemia. La società piemontese ha preso giocatori di grande esperienza internazionale quest’estate, vedi Bertoni e Nora, ma un colpo che da qui ai prossimi anni darà grandi soddisfazioni sul mercato italiano è proprio quello messo a segno con il baby prodotto della “cantera” della Fenice, indiscutibilmente una delle società italiane che meglio ha lavorato negli ultimi 10 anni nella valorizzazione dei giovani talenti italiani. Azzoni quest’estate è stato chiamato dall’Asti, e grazie all’aiuto di Vincenzo Portelli che ne cura immagine ed interessi, adesso è lì in Orange a godersi un’esperienza unica dal punto di vista umano e sportivo, che gli abbiamo chiesto di condividere con i lettori di Calcio a 5 Live in questa intervista.


Giacomo Azzoni, partiamo da qui: che effetto fa far parte di un roster di livello internazionale come quello dell'Asti?
“Non ci sono parole per descrivere l'effetto che fa far parte di una squadra di grandi campioni come questa. Si passa da Jordi Torras (giocatore che ha vinto tutto nel mondo del futsal) ai campioni europei Sergio Romano e Massimo De Luca fino ad arrivare ai migliori giocatori del campionato italiano di Serie A1 come Bertoni, Nora, Chimanginho e Duarte. Se devo essere sincero non ho ancora realizzato di essere un loro compagno di squadra. Confrontarmi con loro quotidianamente è una grande fortuna e soprattutto una grande opportunità. Insomma far parte di un gruppo così è un sogno che si realizza. Sto cercando di imparare il più possibile da tutti e tutti mi aiutano per farmi crescere. Sarà sicuramente un anno di grande crescita come giocatore”.

Quali sono state le tue prime sensazioni sull'ambiente Orange? Come ti trovi in società e coi nuovi compagni?
“L'impatto con la nuova società è stato più che ottimo. Il presidente Claudio Giovannone e il presidente onorario Maria Cristina Truffa sono persone buone e gentili che hanno fatto della loro società una sorta di famiglia, mentre il direttore sportivo Sinisa Milosevic da quando sono ad Asti non mi ha fatto mai mancare nulla. L'impatto con i mister e i giocatori è stato ancora meglio. La squadra mi ha accolto subito, mi ha messo a mio agio. I giocatori oltre a essere grandi campioni sono grandi persone: umili, generosi e gentili. È un ambiente tranquillo, dove si lavora con serietà, serenità e divertimento. Massimo De Luca un giorno mi disse: "Giacomo, non si sa se quest'anno si vince o si perde, ma una cosa è sicura...quest'anno ti divertirai tanto". Ed è vero. State sicuri che le risate non mancano mai”.

Un pensiero non possiamo non rivolgerlo alla società che ti ha lanciato nel grande futsal, la Fenice. Che ricordo hai dell'esperienza mestrina?
“La Fenice non è un ricordo. Sento spesso i mister e i ragazzi per sapere come procedono gli allenamenti e il campionato. Voglio essere aggiornato perchè da lì non me ne sono mai andato. È la mia casa, il posto da cui provengo. La Fenice mi ha dato tanto, se non tutto, e sarò sempre riconoscente alla società per questo. Ho ricordi indelebili con quei colori. Ricordi ancora vivi. Con i ragazzi ho vinto due scudetti nazionali a livello giovanile (uno allievi e uno juniores) e una promozione in serie B. Sono dispiaciuto ora non poter essere ancora al loro fianco per vincere molto altro, ma tifo per loro e sono sicuro che prima o poi gli rivedrò come avversari o magari di nuovo con la stessa casacca”.

Restando in tema Fenice, quanto è stato importante Luigi Pagana nel tuo percorso di crescita sportiva e umana?
“Luigi Pagana è un grande. Il mister mi ha insegnato molto in mezzo al campo, ma non voglio soffermarmi qua perchè mi ha insegnato ancora di più nella vita. Dal primo momento che l'ho conosciuto lui ripeteva sempre che: "bisogna tenere aperte tutte le porte, non bisogna dare importanza solo allo sport. È giusto puntare su qualcosa, ma non per questo bisogna trascurarne un'altra". Inizialmente non riuscivo a capire questo discorso, ma ora penso di aver iniziato a comprendere il significato. Bisogna sempre avere un piano B per così dire perchè nella vita non si sa mai cosa possa succedere. Bisogna aprire la porta della cultura, la porta dello studio, la porta della curiosità, la porta del lavoro. In poche parole avere anche altri sbocchi per vivere al meglio. Luigi Pagana per me è un amico che continua a darmi consigli utili ogni giorno. È il mio maestro di vita a cui devo molto anche se la partitella "dù tocchi" me la faceva perdere apposta”.

Come si può descrivere in poche righe il progetto della Fenice basato sulla creazione in casa dei giovani talenti?
“EMOZIONI. Questo è il progetto. La Fenice è composta da centinaia di ragazzi e tutti condividono un’unica passione per il futsal. Ogni ragazzo si allena al massimo nel corso della settimana per poi trasmettere durante la partita della domenica al pubblico la sua passione. Il pubblico vedendo tanto impegno, entusiasmo e talento si emoziona di conseguenza. Questo è quello che vuole la Fenice, questo è quello che il futsal deve fare alla gente. Inoltre la Fenice porta avanti un progetto di giovani italiani (in cui facevo parte anche io) dove, grazie alle grandi competenze dei tecnici, crescono e di conseguenza fanno crescere il futsal italiano. Per me la Fenice in questi anni ha avuto il miglior settore giovanile d'Italia e sicuramente continuerà ad avere grandi talenti”.

Quali sono le aspettative di un giovane calciatore come te che si affaccia per il primo anno nella massima serie e che vuole diventare pedina importante anche in nazionale?
“Le mie aspettative sono quelle di far bene prima di tutto negli allenamenti. Ho lavorato molto per arrivare fino a questi livelli, ora devo lavorare ancora di più per essere pronto a dare il mio contributo alla squadra durante le partite quando mi sarà chiesto. Un'altra mia aspettativa è quella di partecipare alle Final Eight di Coppa Italia Under 21, quindi sarò pronto anche ad aiutare l'under. Ora con il "progetto giovani" della nazionale under 21 la classe '95 è stata tagliata fuori. Quindi ora si punta alla nazionale maggiore, ovviamente in un futuro. Ora rimane solo un sogno chiuso nel cassetto e chissà che un giorno con il duro lavoro, l'impegno e la passione si possa aprire”.

Un saluto penso sia doveroso per chi ti rappresenta, Vincenzo Portelli. Quanto è stato importante finora nella tua carriera?
“Ho iniziato a lavorare con Vincenzo quest'anno, anche se so che lui si è mosso già da un pò di tempo per me e per questo lo ringrazio. È anche grazie a lui se ho avuto questa opportunità. So che per ogni problema e necessità lui c'è. Sarà una persona molto importante per la mia carriera futura. Volevo fare un saluto anche a mio padre, mia madre e ai miei fratelli che ogni giorno mi sostengono e mi sono sempre vicini”.
 

Nicola Ciatti



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