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Diario di bordo, C5Live incontra Maxi Rescia: "Grazie Italia, un giorno tornerò"

 30/09/2016 Letto 782 volte

Categoria:    Vari
Autore:    Pietro Santercole
Società:    VARIE





#COLOMBIA2016, DAY 19 - Vado al Maxi. Contro tutti gli avversari e pure la Dea Sbendata. E' uno degli otto (ex)"italiani" che affollano il roster dell'Argentina finalista mondiale, nove con Diego Giustozzi in panchina. Quello che in Colombia ha sofferto più degli altri. Già, un esordio da sballo: decisivo nel rubare palla a Higuita in occasione del gol di Alamiro Vaporaki, che doma un coriaceo Kazakhstan. Una buona prestazione nella passerella con le Isole Salomone, poi l'entrataccia da killer di Victor Fonseca, che ha rischiato seriamente di far terminare la sua avventura nella fase a gironi, a Bucaramanga. Ma la "garra" di Rescia è stata Maxi.

 

INFERNO... - "Pensavo che il mio Mondiale fosse finito contro Costa Rica". L'ex Pescara ricorda bene quella partita, non solo perché è stata l'unica volta che la Selecciòn non ha vinto, strappando un faticoso 2-2, con tanto di primato a rischio, ma anche per uno dei peggiori falli del Mondiale. "E' stata durissima - ricorda - la caviglia mi fa ancora un po' male. Non è bello soffire e guardare i miei compagni di squadra scendere in campo. Per fortuna è tutto passato".

 

...E PARADISO - Dall'inferno al paradiso, il passo è breve. Soprattutto se ti chiami Rescia e hai dimostrato di essere un top player. "La mia forza sta nella voglia di migliorarmi sempre. Giorno dopo giorno. Non mi accontento mai. Con la Russia sarà durissima, incontriamo una grande squadra, che ha vinto finora tutte le sue partite, ma noi vogliamo coronare il nostro sogno e daremo tutto in campo per vincere il Mondiale". Già, anche l'Argentina è fortissima. Fortissima grazie a commissario tecnico che ha saputo inculcare ai giocatori la mentalità propria del vincente. "E' stato Giustozzi a rendere ancora più grande questo gruppo - continua - il merito è suo. Noi giocatori, però, siamo stati bravi a credere sin dall'inizio a questo nuovo progetto". Contro il Portogallo per poco non segnava di "rabona". "Sì - sorride - era l'unico modo per agganciare quel pallone".


LA PROMESSA - Il Pinocho lo ha fatto nascere come calcettista. In Italia è cresciuto in maniera esponenziale, diventando grande. Napoli e Napoli Barrese, una brevissima esperienza al Futsal Samb, poi la carriera di Rescia svolta a Genzano, con la Cogianco. "Non finirò mai di ringraziare Alessio Musti - assicura - grazie a lui ho migliorato la fase difensiva". All'Acqua&Sapone la scintilla con Bellarte non scocca. A Rieti, un'esperienza Real ma nulla più. A Pescara, la cura dello Special One, è un toccasana. Rescia si trasforma in top player: dà spettacolo e alza trofei (da protagonista), diventa veramente Maxi. "Colini ha influito tantissimo nella mia crescita, come Giustozzi. Me li ricorderò per sempre". Otto anni in Italia, nel presente c'è una finale Mondiale da vincere contro l'Armata Rossa, il futuro prossimo sarà in terra iberica, con la squadra più antica di Spagna: il Santa Coloma. "Vado via dall'Italia per due motivi. A Pescara è stato bello, bellissimo, ma era il momento giusto per andare via - continua - sono sicuro che un'esperienza importante come quella spagnola mi migliorerà ancora di più". Arrivederci Rescia, ma nessun adiòs. Ecco la promessa: "Tornerò sicuramente in Italia". Ti aspetteremo a braccia aperte.


Pietro Santercole



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