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Tornato sì;, cambiato no. Medici: "Italpol una ferita aperta, avanti con le mie idee"

 22/02/2017 Letto 2159 volte

Categoria:    Serie C1
Autore:   
Società:    ITALPOL





IL PERSONAGGIO - Alessio Medici è tornato. Tutti lo rivolevano alla guida dell'Italpol. Dai giocatori, con Roberto Fratini che si era esposto in prima persona per un suo ritorno (“Non volevamo il suo esonero”), passando per lo stesso Alex Gravina, che si era visto costretto a prendere una dolorosa decisione nel difficile doppio ruolo di dirigente-giocatore. Il periodo di rodaggio di Tallarico è terminato, così come il tempo a disposizione. Già, perché ora non è più l'allenatore. Ieri, Bizzarri ha condotto l'allenamento. Domani, invece, toccherà (di nuovo) a Medici. “L'Italpol era una ferita aperta – spiega Alessio – quando mi ha chiamato Gravina per tornare, mi sono detto: perché no?”.


 

AFFETTO – Giovedì riabbraccerà i suoi giocatori, che intanto già lo hanno inondato di messaggi per dargli il bentornato: “In particolare Ferrari, al quale faccio un plauso per come ha reagito alla notizia. Sono sincero, non pensavo di ricevere così tanto affetto”. Tutto bello, ma adesso ci vogliono i fatti. Perché da dicembre in poi, né con Medici né con Tallarico, l'Italpol è riuscito a invertire la rotta. “Come ne usciamo? Con la solita frase che direbbero tutti gli allenatori, ma mai come stavolta la faccio mia: lavoro, lavoro e ancora lavoro, con l'obiettivo di recuperare quell'aspetto psicologico che abbiamo perso nel tempo”. E magari migliorando la fase realizzativa, visti gli 80 gol segnati che fanno dell'attacco dell'Italpol uno dei peggiori della C1. “A parte mio fratello Sergio e Fratini, gli altri fanno fatica a segnare. Mi aspetto qualcosa in più dai laterali. Su una media di 35 tiri in porta a partita, almeno 1/3 deve trasformarsi in gol”.

IO, ALESSIO – È tornato, ma non è cambiato. “Fino a quando non finisce un amore, non ci si accorge di quello che si perde. Se sono stato richiamato è perché con le mie idee ho convinto non solo i ragazzi, ma anche la società”. Come cantava Luca Carboni, lui è sempre Alessio lo stesso. Adesso, però, ci vogliono i fatti.


Francesco Puma



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