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Un professionista del futsal, D'Onofrio si ritira: «Riposo, impegno e alimentazione»Âť

 27/04/2017 Letto 2203 volte

Categoria:    Serie C1
Autore:   
Società:    TC PARIOLI





IL PERSONAGGIO – Un'altra stagione l'avrebbe fatta volentieri, nonostante i 42 anni di età e un'operazione al ginocchio che ha segnato per sempre la sua carriera sportiva. Andrea “Cina” D'Onofrio, però, ha detto basta, dopo oltre 20 anni passati sui campi in terra battuta, sintetici e parquet. “Lascio perché non avrei potuto fare più la vita da professionista”.


ATLETA - Già, un professionista. Cina è così, o è bianco o è nero, o tutto o niente. E ora che si è accorto di non poter dare più il massimo, ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo: “Non è una questione fisica – commenta – io sto benissimo. Ma devo rendere conto alla mia famiglia e al mio lavoro, non avrei potuto continuare così”. Perché più passano gli anni, più è importante fare la vita d'atleta. E come la fa Cina, non la fa nessuno. “Sto attento all'alimentazione, alle ore di riposo e do il massimo in ogni allenamento. Non è facile farlo capire alle persone che mi stanno vicine...”. Talvolta nemmeno ai suoi compagni di squadra. “I giorni d'avvicinamento al playoff contro l'Italpol sono stati fondamentali, mi sono preparato anche a livello psicologico. Poi abbiamo perso e ho capito tante cose. Che sei una pedina di una squadra e che puoi giocare la partita più importante della tua vita, ma se le altre 11 teste non la pensano come te, da soli non si arriva da nessuna parte. Nello sport, così come nella vita, conta il cuore...”.

LA CARRIERA – Un percorso iniziato a 17 anni, dopo varie esperienze nel calcio. Dalla BNL al TCP, passando per Rete Oro, Proginf, Villa Aurelia, Spes Montesacro, Aloha e Futbolclub. “All'inizio il futsal quasi mi stava antipatico, non trovavo le misure e lo disprezzavo. Poi me ne sono innamorato”. Una carriera che ha rischiato di essere stroncata dopo la rottura del ginocchio: “È vero che è successo anche ai grandi giocatori, ma io mi sono rotto tutto (ride, ndr)”. Tornò in campo quattro mesi dopo, ma non fu più come prima: “L'infortunio mi ha segnato – confessa – in negativo, perché ancora combatto con il dolore, e in positivo, perché ho capito che per superarlo avrei dovuto fare una vita da vero professionista”.

AFFETTO - Nemmeno il futsal nazionale è riconosciuto come uno sport professionistico, ma lui, Andrea D'Onofrio, ci si sente dentro. Ed è questo il complimento più bello che gli possano fare: “Ho ricevuto tante manifestazioni d'affetto, anche da compagni di squadra che lo sono stati per brevi periodi. Essere definito un professionista mi rende orgoglioso, mi fa capire che lascio qualcosa di importante”. Tante soddisfazioni, pochi rimpianti: “Se avessi capito che avrei dovuto fare questa vita già a 18 anni, chi lo sa come sarebbe andata a finire...”. Che sia da insegnamento ai più giovani: “Vedo tanti ragazzi che si sentono fenomeni, ma non capiscono che è la squadra che vince, non il singolo. Spero capiscano il prima possibile l'importanza di impegno, riposo e alimentazione. In giro ci sono talenti promettenti, mancano però le strutture”. Parla già da dirigente D'Onofrio, prossimo a un nuovo ruolo all'interno del Parioli: “Sarò vicino alla società e al calcio a 5”. Uno sport per cui ha dato tutto, da professionista qual è.


Francesco Puma



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