skin adv

Marcio, i miei primi 50 anni. "Arzignano, continuerò per qualche altra stagione"

 22/05/2017 Letto 837 volte

Categoria:    Serie A2
Autore:    Ufficio Stampa
Società:    ARZIGNANO C5





50 candeline e una vita intera a calciar palloni nei campi di calcio a 5 di tutto il mondo. Il Dalai Lama del futsal, il Maestro dei parquet come lo soprannominava l’amico Michele Trolese varca la soglia del mezzo secolo e lo fa in formissima reduce da una stagione brillante che lo porta anche a rilanciare in vista del prossimo anno con gli stessi stimoli di quando nel 1985 muoveva i primi passi in quello che sarà poi il suo mondo. Potremmo riassumere così con poche parole la super parabola di un super Capitano biancorosso come lo è Marcio Roberto Brancher che questo pomeriggio insieme a compagni di squadra, dirigenti e tanti amici festeggerà un compleanno importante col calore e l’affetto di quell’Arzignano che di fatto dal 2003 ad oggi è stata la sua casa. Nato a Videira il 21 maggio del 1967, Marcio inizia subito a praticare il calcio a 5, ma nell’85 tenta la via del calcio ma solo per pochi mesi. Il padre ha un brutto incidente e il giovanotto brasiliano rientra a casa per aiutare la famiglia e inizia la sua carriera futsalistica con la maglia del Perdigao, la squadra della sua città, che vestirà fino al 1991. A 24 anni non è più un semplice giocatore, le qualità e le doti di difensore si notano subito e inizia a girare il suo paese con squadre sempre più importanti fino al 1996 quando arriva la chiamata per il mondiale con la nazionale verde oro. La spedizione in Spagna è di quelle toste ma il clima è perfetto per l’impresa: “L’apice del mio inizio di carriera – spiega Marcio – vestire la maglia della propria nazione è una cosa stupenda, un orgoglio immenso e farlo alzando la Coppa del Mondo è qualcosa che per sempre porterò dentro il mio cuore. Un successo ancora più bello perché ho segnato anche il gol del 3 a 1, ricordi importanti di un successo pesante”.

 

Ma che differenze ci sono nelle varie vittorie?
“Ogni successo, che sia di un titolo o di una salvezza raggiunta all’ultimo porta emozioni indescrivibili. Il mondiale è storico, come lo è stato il successo qui ad Arzignano nel campionato di C1 che ha riaperto le strade nazionali ad una squadra ed una società che sembrava dover morire. La festa fatta quella sera era per noi come quella dopo un successo mondiale o europeo”.
Marcio “invecchia” e nel 2003 la chiamata arzignanese, l’inizio di una grande storia. A 35 anni iniziano a credere poco in me, l’età avanzava ma io stavo benissimo. Il mio amico Caio, che considero come un fratello, aveva appena firmato col Grifo e gli avevano chiesto un difensore. Lui ha fatto il mio nome e sono arrivato nel ritiro biancorosso. Chi avrebbe mai detto che a distanza di 14 anni sarei stato ancora qui”.

Già perché qualcuno ti dava già per superato.
“Il viaggio, il fuso orario, il dover ambientarmi. I primi allenamenti sono stati difficili e capisco anche qualche malumore dei dirigenti ma alla fine per fortuna hanno aspettato e dalla sfida d’esordio ad Augusta ad oggi di emozioni ne abbiamo vissute parecchie assieme”.

Arzignano in due momenti, parlaci del Grifo.
“Prima parte buona, per un 2014 super dove piano piano abbiamo costruito qualcosa di pazzesco trionfando nella finale scudetto. Avevamo uno squadrone di fenomeni dentro e fuori del campo. Stagioni intense dove abbiamo vinto tutto: scudetto, supercoppa e Coppa Italia”.

Poi l’addio e il ritorno.
“Difficile dire addio a questa società, un declino che mi ha portato tristezza come quando da capitano della Marca ho affrontato il mio Grifo dove mio figlio Joao Victor ne era il capitano. Partita intensa dentro di me e quando ne ho avuto l’occasione sono subito ritornato per cercare di riportarla nel posto che Arzignano merita”.
Dal 2011 ad oggi sempre in campo eccetto una volta.
“Da difensore saltare una sola gara in sei campionati è un vero record. In campo do sempre il massimo nel rispetto dell’avversario e degli arbitri, fuori mi alleno, mangio correttamente e riposo. Ecco gli ingredienti di una vita sana che molti mi chiedono cosa siano. Sacrifici ne ho fatti tanti e ne farò ancora molti, voglio giocare ancora un paio d’anni”.

Ma cos’è Arzignano per te?
“La mia seconda famiglia. La casa dove io e mia moglie Clarice abbiamo visto crescere i nostri figli Bruno, Joao Victor e Maria Julia. Arzignano è calcio a 5 e amicizia”.

Ora futsal: l’allenatore che ti ha impressionato di più.
“Velasco alla Luparense era già avanti proiettato al futuro. Arrivava dal Prato dove aveva vinto tutto e anche in terra patavina ha vinto tutto. Adesso allena a Madrid e sta vincendo tutto, allenatore incredibile”.

E giocatori?
“Caio in porta, io in difesa, Sandrinho e Pinilla con Amoroso davanti e Re Foglia. Non sarò un quintetto ma vuoi vedere farci giocare in sei. Il quintetto del primo scudetto penso sia vivo nelle menti dei tifosi biancorossi ancora oggi”.

Capitano, il gol più bello?
“Il pallonetto nella finale scudetto col Perugia. PalaTezze stracolmo di gente, clima infuocato per una festa unica grazie anche alle parole di Trolese che impazzì al gol”.

Visto che di compleanno si tratta, che regalo vorresti?
“Continuare per qualche altra stagione in questa forma. Salute e felicità per me, la mia famiglia e i miei amici, qualcuno mi chiede quando vado allenare, intanto mi diverto coi bambini”.
Già perché le prove da mister le fai coi baby campioni.
“A settembre partiremo con la prima scuola di calcio a 5, un progetto serio ed ambizioso che era qualche anno che volevo iniziare. Sarà una bella avventura, coi bambini sto bene e spero di costruire qualcosa di importante per il futuro di questa società”.

 

Stefano Testoni



COPIA SNIPPET DI CODICE











-->