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Pizzoli si rivela a Franco Diara: "Serve equilibrio tra quantità  e qualità  di lavoro"

 22/05/2018 Letto 1504 volte

Categoria:    Vari
Autore:    Ufficio Stampa
Società:    VARIE





Il preparatore atletico Marco Pizzoli si rivela in una lunga intervista a Franco Diara. 

Chi è Marco Pizzoli?
"Non amo molto parlare di me a livello personale, l’unica cosa che mi sento di dire è che sono una persona molto semplice e riservata, che nella vita ha scelto di far diventare la sua passione per lo sport il suo lavoro. Ci tengo a sottolineare che a  25 anni ho scelto di abbandonare, al terzo anno, la facoltà di Economia e Commercio per partire ed intraprendere questa strada e non credo serva aggiungere altro e scendere nei particolari dei titoli di studio per esprimere ciò che sono. Un tecnico credo che debba descriversi solo attraverso il lavoro quotidiano, la sua educazione e rispetto nel svolgere il suo ruolo ed i risultati che ottiene, il resto conta poco".

Quando ha inizio una preparazione, di base?
"Innanzitutto io non parlerei di preparazione di base e vorrei soffermarmi su un’idea molto piu ampia. Molto spesso quando si pensa ad una “preparazione atletica”, la si associa al classico concetto di “mettere benzina per la stagione”: in realtà non è cosi, il mio pensiero è completamente diverso, mi piace pensare che noi lavoriamo per “costruire il serbatoio”. La mia idea di lavoro è quella di creare un’atleta e renderlo capace di sfruttare tutte le sue caratteristiche in una specifica situazione;  questo concetto non si sviluppa solo sul campo attraverso allenamenti ma prevede al di fuori un’educazione alimentare applicata allo sport, un’educazione allo stile di vita da professionista, tutte componenti non meno importanti del classico lavoro sul campo; è per questo che condivido il mio lavoro con due nutrizionisti specializzati nel campo sportivo e per portare avanti questa filosofia potrei mai fare a meno di loro. Lavoro atletico e alimentazione specifica sportiva sono due facce della stessa medaglia ed in questi anni diversi atleti, che ho avuto la fortuna di allenare, hanno sposato questa filosofia e sono riusciti ad avere un rendimento maggiore rispetto alle loro abitudini. Un giocatore, prima di essere tale, deve essere un atleta, 24 ore su 24".

Quanto deve durare un buon allenamento e come si divide?
"Bisogna trovare il giusto equilibrio tra quantità e qualità del lavoro. Non possiamo pensare che più ci alleniamo e migliori saranno i risultati. Un buon preparatore, coordinato con il suo allenatore,  deve avere la sensibilità di leggere il momento, capire quando puo spingere, capire quando deve interrompere e capire quando modificare in corsa un allenamento. Nella mia esperienza forse non c’è stato un allenamento in cui non ho modificato in corsa intensità e carico. Non sono abituato a programmare in maniera schematica le cose ma in generale suddividerei l’allenamento in: fase di riscaldamento: 20’/30’ magari con palla basato su aspetti tecnico/tattici anche per stimolare meglio l’atleta. Fase centrale: per un allenamento, che puo essere atletico, specifico con palla oppure misto, se fatto con la giusta intensità, possono bastare un minimo di 45’/50’ di lavoro. Fase defaticamento: ogni atleta ha le sue abitudini e credo che sia giusto lasciarli liberi in questa fase".

Avendo a che fare nel futsal con elementi base, come la rapidità e la velocità in spazi ristretti, che tipologia di preparazione è necessaria per ottenere risultati significativi?
"Sono dell’idea che non è la preparazione a fare la differenza in questi casi. Parliamo di caratteristiche che, a parte la componente genetica dell’atleta, dipendono molto dalla componente nervosa. Detto questo credo che, da un lato, bisogna sviluppare allenamenti specifici che riproducano, in maniera intensa, situazioni specifiche di gioco, dall’altro l’aspetto psicologico (motivazione e stimoli) fa il resto".

Quanti giorni la settimana è necessario allenarsi? Quale secondo la tua esperienza, sarebbe la tabella top, programmata settimanale?
"Nella serie A maschile e femminile è necessario allenarsi tutti i giorni. Sono tanti i particolari da curare per preparare una gara o una competizione. Durante questi anni nel Pescara il programma generale prevedeva 7 allenamenti più la gara più un giorno di riposo. Mi preme sempre dire che non ho mai amato programmazioni statiche e, visto che in questo sport si gioca spesso ed i tempi di recupero sono pochi, è necessario avere sempre la capacità di adattamento e saper curare al meglio i recuperi perché è con il giusto rapporto carico/recupero che si fa la differenza".

Gli infortuni, in generale, possono essere figli di una preparazione non adeguata?
"Anche qui ci sono concetti basati su falsi miti che ci portiamo dietro da anni; quando c’è un infortunio subito si punta il dito contro il preparatore. L’infortunio ha sicuramente una componente fisiologica, magari dovuta ad un eccessivo carico di lavoro ma ho sempre pensato che l’aspetto psicologico personale dell’atleta in quel preciso momento sia la componente più importante. Un atleta demotivato, senza stimoli, che attraversa un periodo personale o di squadra negativo, lavora fisiologicamente male, è meno reattivo, meno concentrato e tutto questo aumenta il rischio di traumi di ogni genere".

Lo scouting nelle partite di club e la Match Analysis sono un nuovo supporto per la metodologia dell'allenamento nel calcio in generale. Pensi possono essere elementi utili anche nel futsal?
"In generale sono sicuramente utili anche nel futsal; io, personalmente, non credo nell’eccessivo perfezionismo delle cose e non credo negli studi troppo specifici che fanno riferimento ad una singola situazione. Il futsal è uno sport dove l’imprevedibilità è una costante e qualsiasi supporto aiuta lo staff ma potrebbe non bastare".

Che differenza sostanziale hai trovato, se l’hai trovata, tra maschile e femminile?
"Ho avuto la fortuna di preparare due squadre che avrebbero lottato per vincere in tutte le competizioni ed avendo poca esperienza nel campo femminile qualche dubbio sul metodo di lavoro ammetto di averlo avuto. Ho scelto di portare avanti lo stesso concetto e gli stessi metodi di lavoro in entrambi i casi. Sicuramente l’espressione atletica è differente tra uomini e donne ma l’intensità e la qualità del lavoro utilizzato è stato lo stesso con ottimi risultati. La cosa più importante è saper gestire il rapporto carico/recupero sia nel maschile che nel femminile".

Quali sono gli ingredienti necessari di cui una squadra di calcio a 5 non può fare a meno per essere vincente?
"Molto semplicemente ho imparato che organizzazione e rispetto dei ruoli sono gli ingredienti principali di una squadra e di una società vincente. Credo che avere un ottimo staff tecnico ed una squadra tecnicamente eccellente non basta per essere vincenti se mancano questi elementi. Ci tengo a dire che per me “Essere vincenti” non vuol dire vincere trofei in maniera occasionale ma avere risultati con continuità nel tempo".

Quali tipi di bevande sono consigliate durante l'attività?
"Parto da un presupposto: pochissimi danno importanza all’idratazione di un atleta (non entro in particolari fisiologici) ma un’atleta ben idratato riesce ad essere più performante durante la competizione in media del 15% in più. Negli ultimi 4 anni insieme al Dott. Claudio Patacca per la squadra maschile ed alla dott.ssa Letizia Angelozzi per la squadra Femminile abbiamo constatato che l’80% degli atleti che si presentano nel ritiro pre-campionato sono risultati poco idratati. A fronte di ciò abbiamo lavorato per riportare i valori ad uno stato ottimale ed è importante specificare che un atleta deve arrivare alla gara già idratato altrimenti non serve a nulla utilizzare bevande durante l’attività per migliorare la prestazione. La semplice acqua potrebbe bastare per chi ha buoni valori d’idratazione, aggiungere sali non è sbagliato soprattutto in casi particolari (eccessiva sudorazione, gare eccessivamente intense, temperature alte, etc.). A tal proposito vorrei evidenziare che ancora oggi, tra le panchine di Serie A, si osservano giocatori che assumono bustine di zucchero come fonte energetica durante la gara; questa comune convinzione se nella testa degli atleti puo sembrare efficace, in realtà non lo è anzi a lungo termine porta ad un calo di prestazione".

Nel femminile molte lavorano e il tempo per allenarsi è poco: qual è il tuo consiglio del minimo di giorni la settimana per un allenamento base? Che tipo di allenamento consigli?
"Questo non accade solo nel femminile ma anche nel maschile in categorie inferiori, come mi è già capitato in passato. Quello che mi sento di consigliare è almeno un lavoro atletico e due lavori intensi e specifici con la squadra".

Quali sono i tuoi titoli acquisiti, al momento, in carriera?
"Se proprio devo mi piace ricordare le finali disputate perche credo che siano le vere conquiste da raggiungere. E’ molto più difficile affrontare tutto il percorso che porta in fondo ad una competizione rispetto al giocare e vincere una finale.

1 Finale UEFA FUTSAL CUP
3 Finali SCUDETTO
3 Finali COPPA ITALIA
3 Finali SUPERCOPPA
2 Finali WINTER CUP
3 Finali COPPA ITALIA serie C
3 Finali PLAY OFF serie C

Da cosa dipende una buona condizione atletica?
"La tenuta atletica di una squadra dipende da tanti fattori che esulano dalla semplice idea del lavoro atletico. Purtroppo, con molta superficialità, molti sono abituati a puntare il dito contro la nostra figura ogni qualvolta la prestazione atletica non soddisfa le aspettative.  Il concetto è molto ampio e molto semplicemente voglio evidenziare quelli che, secondo me, sono i 3 punti principali. 40% dipende da stimolo e motivazione: senza motivazione e senza stimoli tutto viene meno. 35% dipende dal lavoro atletico. 25% dipende dall’ organizzazione di gioco, perché una squadra ben organizzata ottimizza il proprio dispendio energetico. Tutte tre le componenti portano la squadra ad avere una condizione atletica al 100%. Se manca un elemento anche la condizione viene automaticamente meno".


Franco Diara



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