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Mansueto si racconta a Diara: "Talenti si nasce, sono testarda e passionale"

 13/11/2018 Letto 1085 volte

Categoria:    Femminile
Autore:    Ufficio Stampa
Società:    VARIE





Nicoletta Mansueto, giocatrice dell'Italcave Real Statte, si racconta in una lunga intervista a Franco Diara.

Si dice che ogni tanto sei un po’ rompiscatole: è la verità o sono tutte illazioni?
"Sì, è vero, non solo un po’".

Hai un’immagine glamour che si potrebbe sfruttare meglio: perché nessuno ci pensa?
"Si dovrebbe fare, anche per far vedere che non sempre chi gioca a calcio trascura la propria femminilità".

Nel campionato italiano non si cura molto l’immagine delle atlete, specialmente quando si ha un bell’aspetto e un bella figura. In Brasile è diverso, in Spagna un po’ meno: non pensi sarebbe utile farlo di più?
"Non so se questo potrebbe influire sul movimento, ma, come si suol dire, anche l’occhio vuole sempre la sua parte".

Hai dichiarato che il Montesilvano è la squadra che ti avrebbe potuto completare come giocatrice: com'è andata in Abruzzo? Poi cosa è successo?
"È successo che lì ho vinto il mio primo scudetto".

Di Amparo hai detto: “Non vedo l’ora di poter giocare con lei, penso sia una grandissima campionessa: sarà molto stimolante". In effetti, è andata proprio così.
"Allenarsi con giocatrici di un certo calibro non può che essere positivo, da lei ho imparato tanto".

Noci, Salinis, Montesilvano, Statte: praticamente sei una “gypsy”.
"Esatto, una gypsy che ci mette il cuore".

Hai detto che ti piacerebbe girare il mondo per scoprire e conoscere nuove realtà, senza peso né pensieri: ti stai guardando intorno?
"Diciamo che mi piace viaggiare e girare il mondo, quando ho tempo lo faccio".

Se ti offrissero l’opportunità di un club e potessi scegliere tra Brasile, Spagna o Portogallo, dove ti piacerebbe andare a giocare?
"Mi piacerebbe molto giocare nel campionato spagnolo".

Quando vai in una società, scegli più il tecnico o l’aspetto economico?
"È riduttivo basarsi su questi due aspetti. Prendo in considerazione altre cose: mi piacciono gli obiettivi che si pone una società, perché amo le sfide".

Dicono di te: potenza, tecnica, intelligenza tattica. Nicoletta Mansueto ha grinta da vendere e non tira mai indietro la gamba quando in campo c’è da lottare: è davvero così?
"Non sono molto autocritica, lo lascio fare a chi di dovere. Quando entro in campo, però, gioco come so fare, perché è la cosa che amo di più. Se dicono questo di me, non posso che essere felice e ringraziare".

Nel tuo ruolo, cosa pensi conti di più, la tecnica o la fantasia?
"Una non può escludere l’altra".

Chi dei tuoi genitori ti ha più invogliato a prendere questa strada?
"Inizialmente mio padre inizialmente, ma ora mia madre è la mia prima tifosa e mi segue ovunque".

Il movimento femminile è in forte ascesa: manca ancora qualcosa o va bene così?
"Non mi piace mettere dei limiti: dire che va bene significa accontentarsi, si può sempre migliorare".

Quando la squadra è composta da tante straniere, è un bene o un male?
"Le straniere ti aiutano a crescere, però, come in ogni cosa, ci sono i pro e i contro".

Come sei di carattere? Passionale? Testarda?
"Al primo posto metterei testarda, poi, quando voglio, riesco ad essere anche passionale".

Prima di una partita molto importante, hai un tuo modo di concentrarti? Hai un oggetto portafortuna?
"I miei parastinchi, dove ci sono foto delle persone più importanti della mia vita. Prima di una partita importante, mi piace ascoltare musica".

Sei scaramantica? Qual è il tuo rito?
"Proprio perché lo sono, preferisco non dirlo".

Giocatrici di talento si nasce o si diventa?
"Penso che con un talento si nasce".

Nel tuo modo di praticare il futsal ad alti livelli, dignità e orgoglio fanno parte del tuo percorso? Che posto occupano nella tua vita professionale? Si può farne a meno qualche volta?
"Assolutamente no, la dignità e l’orgoglio sono due fattori che non possono mancare".

Ti è capitato di non trovarti d’accordo con il tuo allenatore? Cosa si fa in questi casi?
"Per quanto mi riguarda, no. Bisticciare capita a tutti, ma per fortuna non ho mai avuto forti litigi con i mister, alla fine tutte facciamo quello che ci piace di più fare".

Cosa ti ha insegnato questo sport? Hai preso o dato di più?
"Nel calcio, così come nella vita, ogni cosa ti porta via alcuni aspetti, ma te ne insegna tanti altri".

Puoi suggerire una giocatrice di talento di tua conoscenza straniera e un’italiana?
"Renatinha e Ludovica Coppari".

La tua valutazione da 1 a 10 sul tasso tecnico in Italia?
"Il movimento cresce, a oggi siamo tra 7 e 8".

Adattarsi ad ogni tipo di ruolo è una condizione ottimale?
"In questo sport il ruolo è abbastanza relativo, perché durante una gara puoi ritrovarti a fare il centrale piuttosto che il pivot".

Ti è capitato qualche volta di non essere in condizione? Cosa fai in questi casi, rinunci o giochi lo stesso?
"Proprio perché sono testarda, gioco lo stesso".

Sei credente? Quanto contano la fede e la famiglia nella tua vita professionale?
"Sì, sono credente e per me la famiglia è la cosa più importante: la fede non mi lascia mai nei momenti più bui".

Come pensi possa essere il tuo futuro?
"Non mi piace pensare al futuro, mi auguro solo di essere migliore di quella che sono oggi".

Avendo la possibilità di cambiare qualcosa, cosa vorresti per te e per il movimento?
"Darei piu importanza e più visibilità".

A chi devi quello che adesso sei? Chi vorresti ricordare e ringraziare?
"Tutta la mia famiglia, ma in particolare modo mio nonno, che purtroppo non c’è più. È grazie a lui se sono quella che sono, mi ha trasmesso questa grande passione".


Franco Diara



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