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Pessimi risultati e silenzi assordanti: si è chiuso l'annus horribilis dell'Italia?

 06/12/2018 Letto 909 volte

Categoria:    Nazionale
Autore:    Pietro Santercole
Società:    ITALIA





E pensare che era iniziato tutto con un convincente successo, con tanto di clean sheet: 7-0 alla Polonia, a Genzano, nell'amichevole pre Euro 2018. "Abbiamo vinto giocando bene: sono contento, è questa la linea da seguire". Così, un sorridente Menichelli ostentava ottimismo nel dopo-gara del PalaCesaroni, ignaro che da quel 22 gennaio sarebbe calato il buio pesto. Un black out di 280 giorni senza conoscere vittoria.
 
DISASTRO TOTALE - A Lubiana si capisce subito che "ricambio generazionale" e "ringiovanimento" (dopo i disastri di Belgrado e Cali) sono parole dette un po' così, non confortate assolutamente dai fatti. Ci presentiamo in Slovenia con 9 Eroi di Anversa 2014, un solo pivot (prima del sorprendente dietrofront della chiamata di Fortino, solo dopo l'infortunio di GL3), i "deb" Fortini, Fusari e Baron in vacanza premio. Il disastroso quadriennio cominciato da campioni d'Europa in Belgio, termina con l'onta di un'eliminazione alla fase a gironi: il peggior risultato della storia della Nazionale a una kermesse continentale, con annessa una conferenza stampa post gara del cittì che ha fatto il giro del mondo, con parolacce e non curanza per le inquantificabili critiche provenienti dall'Italia, da parte dei tifosi amareggiati, delusi, infuriati per la inspiegabile rottura del motore trainante di un intero movimento.   
 
ANNUS HORRIBILIS - Soltanto dopo EURO 2018, una parvenza di cambiamento. Ma i risultati non arrivano, nonostante una batteria di portieri senza eguali (chi ha tre estremi difensori come Mammarella, Miarelli o Molitierno?), i campioni d'Italia Lima, Murilo e De Oliveira, i rientranti Cesaroni e Romano. Pari e sconfitta con il Belgio, che di Diavolo Rosso ha solo il nome. Altro pareggio con quella Bielorussia. Che riusciamo a battere il 30 ottobre - incredibile! - interrompendo 280 giorni di lungo digiuno. Ma un rondine non fa primavera a marzo, figuriamoci a dicembre. Nessuna promozione dall'Under 19 di Tarantino, che almeno vince e convince di più. Nessun convocato da quella Nazionale di Giovani Esordienti, appena formata. La doppia amichevole di Asti (due pari, il primo acciuffato nel finale) con la Francia mette una amara ciliegina su una torta andata a male, chiudendo l'annus horribilis di quel che resta dell'Italfutsal: 2 vittorie, altrettante sconfitte, 6 pareggi. Mai una big incontrata nel 2018, altrimenti il già magro bottino sarebbe potuto essere quasi inesistente. In 10 partite del 2018 abbiamo affrontato solo due nazionali presenti a Lubiana: la Polonia e quella Francia che non siamo riusciti a sconfiggere in tre test match.
 
LA NON COMUNICAZIONE - Il bilancio già fallimentare viene acuito da una comunicazione da parte della FIGC che rasenta l'inesistenza: convocati, cronaca della partita, talvolta, a Menichelli piacendo, qualche dichiarazione di facciata, senza la possibilità di un contraddittorio. Stop. Porte chiuse. Dirette streaming? Per carità. Interviste? E' più facile scalare il Mortirolo con una City Bike, non elettrica naturalmente. Dopo il 3-3 con la Francia, ancora silenzi assordanti. Che fanno da contraltare alla visibilità totale presente in tutti i campionati nazionali italiani di futsal.
 
QUALE FUTURO? - Il 3-3 con la Francia potrebbe essere stata l'ultima partita di Menichelli (contratto in scadenza) sulla panchina dell'Italfutsal. Il passato non si dimentica: nessuno ci toglierà gli eccitanti ricordi delle Notti Magiche di Caserta, della finale Mondiale di Taiwan, di quella Europea ad Oporto, delle semi di Rio de Janeiro e Bangkok. Dell'incoronazione a re d'Europa, in Belgio. Ma il presente è (già da un po' di anni) da cancellare in toto. Quale futuro? A prescindere da quel che accadrà, abbiamo un disperato bisogno di un'Italia almeno decorosa, se non vincente quantomeno un briciolo competitiva. Perché l'Italia è l'unica squadra a portare 6000 persone in un palazzetto. Perché l'Italia non è della FIGC, degli Azzurri, di Menichelli o di qualsiasi altro commissario tecnico. L'Italia siamo tutti noi.
 
Pietro Santercole


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