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Bianca Castagnaro si racconta a Diara: "Bisogna sempre credere nei sogni"

 07/12/2019 Letto 743 volte

Categoria:    Femminile
Autore:    Redazione
Società:    VARIE





Bianca Castagnaro, atleta brasiliana eletta terzo miglior portiere al mondo, si racconta in una lunga intervista a Franco Diara.

Il movimento femminile italiano è in forte ascesa. Cosa manca, secondo te, per essere competitivi con Spagna, Portogallo, Brasile?
Più sponsorizzazioni, partite in TV e società più professionali.

Presumo non sia stato facile arrivare dove sei arrivata tu. Cosa hai dovuto sacrificare?
Ho dovuto allontanarmi dalla mia famiglia, cosa che non è facile, ma per un sogno si fa.

Chi è stata la persona di riferimento in tutti questi anni?
Tutti quelli con cui ho lavorato sono stati miei maestri, sono stati il mio riferimento: da ognuno ho imparato qualcosa.

Cosa rappresenta per te la vittoria di un trofeo?
Tutti gli sforzi e la dedizione in allenamento.

Quando vai in una società adesso, scegli più il lato tecnico o l’aspetto economico?
Scelgo più l’aspetto economico, però guardo anche tutta la società.

Il carattere si forma in tanti anni di attività. Tu che tipo di persona sei?
Sono abbastanza sincera e ho una personalità forte.

Con quale nome usano chiamarti le tue compagne di spogliatoio affettuosamente?
Loro mi chiamano Bi.

Prima di una partita molto importante, hai un tuo modo particolare di concentrarti, un oggetto portafortuna o un rito scaramantico prima di entrare in campo?
Faccio due cose leggo: la Bibbia e faccio una preghiera.

Giocatrice di talento si nasce o si diventa?
Entrambe le cose: si nasce e si diventa.

Nel mondo del futsal femminile, spesso non c’è riconoscenza, educazione e rispetto. Sei d’accordo?
Sono d’accordo. Tante persone ancora oggi non hanno riconoscenza e rispetto, quindi vanno educate in tal senso.

Ti è capitato di non trovarti d’accordo con il tuo allenatore? Cosa si fa in questi casi?
Sì, è già successo, ma serve rispetto sempre.

Nella tua alimentazione, carboidrati o dieta selettiva?
Faccio la dieta, ma qualche volta mangio un dolce o una pizza.

Quale era Il tuo riferimento come giocatrice quando hai iniziato?
Il mio riferimento era guardare i portieri di calcio a 11 e poi di calcio a 5.

Quanto contano le persone, la fede e la famiglia nella tua vita professionale?
La cosa più importante nella mia vita è Dio, poi viene la mia famiglia.

Sei credente?
Sono evangelica, credo in Gesù.

Sognare è facile. Per raggiungere una meta, quale strada bisogna seguire?
La strada giusta è la dedizione, il rispetto per gli altri, l’allenamento costante e la convinzione di poter realizzare il tuo sogno.

Il ricordo della tua prima convocazione in Nazionale come è stato? Cosa si prova e cosa ti passa per la testa?
Qualcosa di straordinario e molto speciale: ricordo che ero molto commossa e felice.

Tra portieri c’è competizione o invidia?
Non credo, perché conosciamo l'importanza di ogni atleta e sappiamo che la squadra deve prevalere su tutto.

Pensi che le giocatrici nei nostri campionati debbano essere più tutelate?
Sicuramente sì.

Cosa ti ha insegnato questo sport nel corso degli anni?
Mi ha insegnato molte cose come i valori etici, il rispetto per gli altri, la dedizione, il sognare in grande e la ricerca costante di migliorare se stessi.

Puoi suggerire una giocatrice di talento di tua conoscenza?
Ce ne sono tante: Amandinha, Taty, Giga, Vanessa, Renatinha.

Un portiere italiano di talento che ti ha impressionato?
Sono due: Mascia e Margarito.

Un quintetto ideale con cui ti piacerebbe giocare?
Difficile a dirsi, ma potrebbe essere con Taty, Lucileia, Amandinha e Tampa o Vanessa.

Cosa ti dà più fastidio e cosa vorresti migliorare?
Le bugie e la mancanza di impegno di alcuni dirigenti. Ciò che potrebbe migliorare è l'organizzazione delle squadre e il rispetto di quanto concordato nel contratto.

Avendo la possibilità di cambiare qualcosa, Cosa vorresti per te e per il movimento femminile?
Dovrebbe cambiare la mentalità degli sponsor e servirebbe più visibilità in TV.

Hai pensato qualche volta, nei momenti difficili, di dire basta?
Sì, tante volte, ma i miei sogni non mi hanno fatto mai rinunciare.

Che cosa manca alla Nazionale italiana per essere ai livelli di Brasile, Spagna e Portogallo?  Cosa serve, per essere veramente competitivi?
Ai club serve un'organizzazione  e un settore giovanile con U15, U17, U19. Tutte queste categorie poi deve esserci una sola metodologia di gioco.

Quali consigli ti senti di dare alle giovani che vogliono praticare questa disciplina e aspirano ad arrivare dove sei arrivata tu?
Credere nei propri sogni e avere la totale dedizione per realizzarli.

Il tuo futuro come pensi possa essere?
Il mio futuro appartiene a Dio.

Chi vorresti ricordare e ringraziare?
Ringrazio Dio per tutto e anche la mia famiglia per avermi sempre accompagnato. 


Franco Diara



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