Il protagonista dell’intervista settimanale è il giocatore Leonardo Mateus Thomazoni, conosciuto come Leo Senna. Classe 1991, Leo è nato a Capinzal (Brasile) e ricopre il ruolo di laterale offensivo. Prima di approdare in Italia, ha giocato per diversi anni nel Joacaba Futsal, compagine militante nella serie A carioca. Giunge invece a Carrè quest’anno, dopo aver ben figurato nel Salinis, squadra del girone C di serie A2. Definite interviste in Carrentena perché le domande, a differenza di quelle poste durante l’anno, lasciano in disparte il campionato in senso stretto, concentrandosi di più sui nostri protagonisti.

Quando e come hai capito che il futsal sarebbe diventato il tuo lavoro?
"Io praticamente sono nato dentro un palazzetto: mio papà era un giocatore quindi da piccolo lo accompagnavo sempre, in tutti i palazzetti. Nell’intervallo giocavo con gli altri bambini, il calcio a 5 ha sempre fatto parte della mia vita. Ho iniziato a frequentare la scuola calcio a quattro anni e da lì non mi sono più fermato, ci sono sempre stato in mezzo".

Quali sono le differenze maggiori tra il campionato brasiliano e quello italiano?
"Il campionato brasiliano è la Lega più forte del mondo, ci sono i giocatori più bravi, il loro livello è incredibile. Ci sono venti squadre che si contendono lo scudetto ed è difficile giocare in ogni campo: i palazzetti si riempiono sempre con tre/quattro mila persone ogni partita".

Perché ti chiamano tutti Leo Senna?
"Da piccolo tutti mi chiamavano Senninha che è il diminutivo di Senna, il nome con cui era conosciuto mio papà. L’anno della serie A in Brasile c’era bisogno di differenziare me da un altro Leo, così io ho tenuto Senna e l’altro Gugiel. Quando sono arrivato in Italia ho deciso di tenere Leo Senna".

Come stai trascorrendo queste settimane in quarantena?
"Non è facile per nessuno ma noi stiamo a casa con il bimbo piccolo, trascorriamo con lui la maggior parte del tempo".

Ufficio stampa

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