Nell’ottica di una nuova prospettiva per un’Italfutsal incanalata verso la nazionalizzazione del prodotto autoctono, con un’età media ben sotto i trenta anni, il 6-1 di Aversa alla Svezia è un toccasana. Primo, per la classifica del girone 10 del Main Round delle Qualificazioni Mondiali, iniziato con un pari beffa in Macedonia e subito archiviato grazie al successo con conseguente sorpassando sull’ex capolista scandinava. Secondo, per quel processo di trasformazione atteso da almeno sei anni, da Euro 2016.

UN SUCCESSO A TUTTO TONDO - Sold out nella terra che ci ha visti campioni d’Europa nel 2003, è stato bello tutto. Il pubblico delle grandi occasioni come sesto uomo in campo, una Nazionale dominante, come da tempo non si vedeva. “Tempi duri fanno uomini duri, una squadra coraggioso che in curva ha accelerato. Un PalaJacazzi fantastico. Un primo posto fantastico”. Max Bellarte posta sui social frasi a effetto, inserita in un contesto differente da come siamo nati. L’Italia, da almeno otto lunghi, non è più quella che centrava finali, alzava trofei continentali, da podio Mondiale. E’ un qualcosa di diverso, sta percorrendo una strada diversa, con l’obiettivo di tornare a quelle decadi memorabili sì, ma in maniera diversa. Aversa deve essere un punto di ripartenza, perché è stato tutto bello, bello. E il bello attrae, non sazia mai: ne vuoi ancora, ancora, ancora.

Redazione C5Live

Articoli correlati