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Crisi in Europa, #salviamoilfutsal: le iniziative di Calcio 5 Live SECONDA PARTE

 13/10/2014 Letto 771 volte

Categoria:    Serie A
Autore:   
Società:    VARIE





Nella prima parte di questa indagine abbiamo analizzato alcuni aspetti della crisi che attraversa il nostro movimento di club a livello internazionale. Questo ci ha portato a riflettere più ad ampio raggio sulla condizione nella quale verte il nostro futsal. È davvero tutto oro quello che luccica? Oppure dietro alla vittoria degli Europei si cela un movimento di stampo prettamente italiano? Regole aggirate, progettualità inesistente, ricerca del risultato immediato. Il futsal, così come il calcio e il resto dello sport italiano, è lo specchio del nostro paese? Forse sì, ma qualcosa si può ancora fare. #salviamoilfutsal, è quello che vogliamo provare a fare. Calcio a 5 Live propone alcune chiavi di lettura, condivisibili o meno, ma che potrebbero far accendere la lampadina a qualcuno. Questa la seconda parte di un percorso a puntate.

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1 – Riforma dei corsi di formazione per allenatori e contestuale aggiornamento annuale.
In Spagna esistono tre livelli di riconoscimento per gli allenatori (e ogni livello corrisponde alla categoria fino alla quale si può allenare. Più sali di livello, più puoi arrivare in alto) ed ognuno di questi livelli ha al suo interno degli esami da superare per prendere l'abilitazione. Stiamo parlando di un livello di professionalità assoluto, totale.

Tutto questo dà la possibilità ad un allenatore di continuare la formazione fino al livello più alto di professionalità, ma soprattutto di avere una costante e graduale formazione. Aggiornamento, formazione, qualità. Troppo spesso ci si lamenta di allenatori incapaci, che non sanno di calcio a 5, prestati dal mondo del calcio a 11 o di allenatori che siedono in panchina perché portano soldi e sponsor. Inutile far finta di niente: questo aspetto è uno dei grandi mali del nostro mondo.

Dobbiamo invece renderci conto che il calcio a 5, a tutti i livelli, è uno sport che ha bisogno di gente che conosca quello di cui si sta parlando. Si dovrebbe partire specialmente dalle basi, dai formatori di calcio a 5. In quest'ottica il lavoro portato avanti dalla Divisione, anche tramite il progetto “Io Calcio a 5”, ha dato qualche frutto e qualcosa si sta muovendo dal punto di vista tecnico, anche grazie allo stimolo del settore tecnico dell'AIAC. Di tutto questo, però, ne vedremo i frutti solo a medio/lungo termine. Un problema ben più grave riguarda i grandi conflitti d'interesse accennati sopra (soldi, sponsor e doppi ruoli all'interno della stessa società) e tutto questo andrebbe debellato.

In conclusione, non si può sottovalutare l'importanza di tecnici che siano abili e abilitati nel formare calcettisticamente i giovani. È partendo dalla formazione dei più piccoli che in futuro potremo (potremmo) arrivare ad avere sempre più giocatori italiani pronti per scendere in campo in Serie A e in Nazionale. Con un nuovo percorso di formazione si arriverebbe ad avere allenatori di qualità altissima, e sarebbe cosa buona e giusta imporre l'obbligo, a chi allena la prima squadra, di formare i propri allenatori delle giovanili. Dovrebbe esserci un continuo interscambio di informazioni e metodi di allenamento, fra chi è al vertice della piramide (l'allenatore della prima squadra) e chi è alla base, che non è meno importante. Tutto questo, però, trovando le modalità di formazione e aggiornamento - tramite le strutture federali - degli allenatori che hanno ottenuto la qualifica per allenare.

Segue...

Matteo Santi



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