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Rubrica | Scarpini in fuga: la crescita del futsal in Svizzera, Giuseppe Poltini e il suo Lugano

 26/09/2014 Letto 1986 volte

Categoria:    Vari
Autore:   
Società:    VARIE





“Scarpini in fuga” attraversa di pochi km la frontiera e si trasferisce nel Canton Ticino. Siamo nella Svizzera italiana a Lugano, una città con un futuro roseo legato a una serie di progetti di potenziamento del traffico ferroviario e dei collegamenti con la vicina Milano. Lo sport da queste parti vanta un’importante tradizione e nel corso degli ultimi anni sono stati conquistati numerosi titoli nazionali in discipline come hockey ghiaccio, basket e pallavolo. Discorso particolare e delicato, invece, per il calcio: nel 2003 la triste amarezza del fallimento societario e ora la speranza dei tifosi in un ritorno in Super League (la serie A elvetica). Nella memoria del club ticinese, però, resta vivo il ricordo dei tre campionati vinti e soprattutto delle prestigiose sfide in campo europeo contro Barcellona, Real Madrid e Inter. Qui a Lugano nell’estate del 2012 è iniziata l’avventura extra italiana di Giuseppe Poltini come allenatore del Lugano Pro Futsal, la squadra locale di calcio a 5. Ex portiere del Milano negli anni novanta, Poltini nel giro di due stagioni è riuscito a ripagare la fiducia del club, sfruttando la sua lunga esperienza sui campi nazionali e regionali del nostro paese e centrando la promozione nella massima serie. Grazie ai successi ottenuti dalla prima squadra, il futsal ha raccolto maggiori consensi tra i giovani ticinesi e tra gli sportivi, ampliando il proprio bacino d’utenza. Noi di Calcio a 5 Live abbiamo raggiunto il tecnico italiano per farci raccontare le sue impressioni sulla realtà del futsal svizzero e sulla nuova stagione che attende la sua squadra.

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Mister Poltini come è nata l’idea di andare ad allenare in Svizzera e cosa l’ha convinta ad accettare la proposta del Lugano?
"È stata una situazione nata con la "complicità" di Mattia Clerici, portiere del Lugano sino alla scorsa stagione. Mi contattò quattro anni fa per sapere se fossi stato disponibile a lanciarmi in questa nuova avventura. Risposi di no al primo contatto, ma la stagione successiva accettai e cominciò, anche a causa dello stallo del calcio a 5 in Lombardia, la mia avventura elvetica. Il progetto mi piacque subito, società giovane con dirigenti giovani e pieni di entusiasmo, un obbiettivo un pò ambizioso: in quattro anni portare il Lugano Pro Futsal in UEFA Futsal Cup, questo è il terzo".

Che differenze ha trovato tra il futsal italiano e quello svizzero e come viene seguita questa disciplina dai tifosi e dagli addetti ai lavori? La pausa invernale del calcio aiuta ad aumentare l’interesse verso questo sport?
"Il mio primo campionato da giocatore di calcio a 5 in FIGC risale alla stagione 1988/89,ho visto l'evoluzione e la crescita nel nostro paese, la Svizzera mi ricorda molto il calcio a 5 dei primi anni 90 in Italia. Fisicamente e tecnicamente i giocatori sono molto preparati, bisogna crescere a livello tattico, per questo servono tempo, tecnici preparati e giocatori con esperienza. Il futsal è seguito molto sicuramente in Ticino, la presenza della nostra società in Premier è un punto di partenza importante per il movimento; lo testimonia il fatto che dallo scorso anno abbiamo una scuola futsal per bambini sino ai 15 anni e siamo presenti nelle scuole di Lugano con lezioni di  futsal durante le lezioni di educazione fisica. Nel corso  della pausa invernale del calcio, si sviluppano tutti i campionati di futsal regionali e nazionali, esclusa la Premier che copre tutto il periodo da Settembre a Marzo".

Nello scorso turno di campionato è arrivato il primo successo nonostante le tante assenze (molte per problemi burocratici). La rosa è stata rinforzata rispetto alla passata stagione. Quali sono gli obiettivi della società e come è stato il primo approccio nella massima serie?
"È arrivata la prima vittoria e spero ne seguano altre. Abbiamo avuto problemi con i transfert dall'Italia, ma da ieri i ragazzi che mancavano sono finalmente tesserati. La rosa era molto valida lo scorso anno, abbiamo perso, per motivi diversi, quattro ragazzi con minutaggio molto alto; abbiamo cercato di rimpiazzarli, ma solo il tempo potrà dirci se abbiamo lavorato bene sul mercato sia in uscita che in entrata. La società, come il sottoscritto, sa che il primo anno di Premier potrebbe essere pieno di rischi, ma siamo consapevoli che il lavoro alla fine paga sempre. L'obbiettivo è quello di fare il massimo delle nostre possibilità, se sarà salvezza la accetteremo, se ci sarà qualcosa in più la festeggeremo. La massima serie ci ha tagliato testa e gambe nella prima gara a Berna, abbiamo preso sei schiaffi che ci sono serviti e c’hanno fatto ritornare umili, dimenticando la galoppata trionfale dello scorso anno".

In squadra sono presenti giocatori di diverse nazionalità e di lingua diversa (incluso il giapponese Keitaro Sakamoto). Come si riesce a gestire al meglio la comunicazione all’interno di uno spogliatoio così variegato?
"Ho un gruppo di ragazzi fantastici ed intelligenti. La lingua è l'italiano per tutti con qualche difficoltà per qualcuno, ma si superano, e poi il pallone è un linguaggio globale."

 

Elia Modugno



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