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Rubrica | This is Life, la prima e la seconda famiglia di Murilo: «Questo è il mio 8° anno con l'Acqua&Sapone, siamo cresciuti assieme!»

 03/10/2014 Letto 958 volte

Categoria:    Serie A
Autore:   
Società:    FUTSAL PESCARA





Dopo Marcio Brancher, la parola non troppo ortodossa di This is life passa al capitano dell'Acqua&Sapone, già battezzato “l'uomo delle finali”, autore di una delle tre indimenticabili reti nella finale di Anversa, già - alla prima occasione - Campione d'Europa e -come pochi - consolidato campione di umorismo... Murilo Ferreira Juliao.

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Rivela un po' di te e della tua famiglia, delle tue origini... di come esse siano legate al tuo esordio e ai tuoi successi nel calcio a 5... Dopo aver presentato i tuoi, parla delle tappe intermedie, di quelle meno note tra San Paolo e Città Sant'Angelo... dei luoghi e delle persone che hanno contribuito alla tua crescita umana e sportiva... fino alla tua piena realizzazione in Nazionale, corroborata nella recente amichevole...
A dimostrazione di quanto l'Acqua&Sapone sia ormai per lui sinonimo di casa, il numero 16 nerazzurro sorvola inizialmente il pensiero alla famiglia più autentica, quella più distante chilometri e chilometri, appoggiandosi alla sua seconda famiglia, quella nerazzurra... “Quanto alle persone, c'è un po' di gente che fino ad oggi mi aiuta anche quando attraverso i momenti più difficili, che cerca sempre di farmi star bene. Mi riferisco al presidente, ad alcuni dirigenti, allo staff, agli amici di squadra e agli amici che ho conosciuto fuori dal campo in Italia. Mi stanno vicino tanto come persona quanto come giocatore. Quei momenti sono stati tanti, eppure dalla loro presenza ho sempre ricavato qualche insegnamento. Questa è la mia ottava stagione con l'Acqua&sapone: siamo cresciuti assieme! Sono orgoglioso della fiducia che questa società ha riposto in me! Oggi sono un po più tranquillo anche grazie all'esperienza che ho maturato in questi anni... Negli ultimi anni, come giocatore devo davvero tanto a Massimiliano (Bellarte ndr) poiché è lui che mi ha dato l'opportunità di giocare come piace a me, oltre a tanti consigli”. Premesso ciò, il giocatore inizia con nostalgia il viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio, dal Murilo ignoto al Murilo Campione d'Europa... “Ho cominciato col futsal a 4 anni di età. Dopo il primo allenamento nella squadra di mio fratello Marcelo che ha due anni in più di me, i miei genitori Marcelo e Rita Juliao mi hanno chiesto che cosa io volessi fare... così dissi che sarei voluto tornare sempre ad allenarmi. Sono stati sempre loro - i miei genitori e mio fratello - a sostenermi in tutti i momenti, loro mi portavano da tutte le parti ed eravamo sempre insieme... Ho avuto tanti allenatori, da Carlao, quello che dapiccolino che mi ha insegnato a fare tutto, a un altro in particolare, Marquinho, che ho seguito per sette anni prima di venire in Italia: lui mi ha insegnato il futsal...”.
Il passato di un Campione d'Europa non può rimanere nell'ombra... Il tuo presente lo conosciamo! Hai anche origini italiane, no? Dà voce al sogno della nazionale... hai dribblato completamente quella domanda...  Il Campione di spirito continua in parte ad eludere il suo legame genetico con la Maglia azzurra... “Il problema sono le domande che non sono chiare ahahahahahahah! Certo che ho origini italiane sennò non stavo qui eheh... Da quando ho deciso di giocare in Italia mi sono messo in testa che sarei diventato uno della Nazionale... così ho cercato di migliorare e di crescere sempre di più per riuscire in questo obiettivo, per far parte della storia dell'Italia. Essere uno di quei pochi che hanno vinto l'Europeo ad Anversa è meraviglioso! E ogni volta che sento l'inno mi vengono i brividi.  Riguardo alle mie origini italiane, nella mia famiglia  - solo dalla parte di mio padre - dove ho preso la cittadinanza dalla famiglia Avella, ho anche il cognome Signorini, Perini e, dalla parte di mia madre ho il cognome Rossi. Quello del mio documento, il mio cognome Avella è di Castellammare di Stabia in provincia di Napoli: questo mio trisnonno era maestro, era venuto a San Paolo per un invito dello Stato e poi – contento della città - è rimasto là e là ha portato la famiglia... e adesso ci sono io che ho ricambiato la rotta hahaha! Mi hanno messo al mondo a San paolo, la terza città più grande del pianeta, una città che non dorme mai....ma mi piace ugualmente perché è sempre il posto dove sono cresciuto e dove ho la tutta la mia famiglia e i miei amici da quando sono piccolo. Quelli legati alla mia città sono i ricordi più belli perché sono tanti, tutti di storie vissute, di tante persone conosciute e di un'infanzia piena di soddisfazione e di allegria”.
Passata ormai la maggiore età, quali sono gli oneri legati all'essere capitano dell'Acqua&Sapone... Come hai gestito le emozioni antitetiche figlie delle altrettanto storiche finali scudetto con la Luparense? “Nella finale non c'era tanto da fare perché alla fine è stata una bella partita. Abbiamo perso per una squadra fortissima e abbiamo fatto tutto ciò che potevamo fare. Siamo usciti a la testa alta e consapevoli di tutto ciò che in futuro avremmo dovuto fare per migliorarci”.
I tuoi propositi non solo sportivi: i valori che custodisci dentro e che porti con te anche fuori dal campo? “Voglio essere un grande esempio come uomo per quelli che magari mi seguono e - anche sbagliando ogni tanto - cerco di migliorarmi sempre. Porto con me in ogni circostanza la sincerità e il rispetto”.

Diomira Gattafoni



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