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Rubrica | This is Life! Da Caixas do Sul ad Anversa, Giasson si racconta: "Questa è la mia storia"

 16/10/2014 Letto 830 volte

Categoria:    Serie A
Autore:   
Società:    LUPARENSE





La terza puntata della rubrica This is Life è dedicata a Daniel Giasson, ex numero 13 biancazzurro, ma – quel che conta - attuale 13 sia bianco che Azzurro e, come Murilo, eroe e protagonista della vittoria di Euro 2014.

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Daniel, per iniziare raccontami delle tue origini. La musicalità, il binomio perfetto del tuo nome e del tuo cognome assieme alla tua città natale Caxias do Sul mi conducono al Veneto. Te lo chiedo ripensando alla bellissima foto con nonna Giasson in cui lei veste la tua maglia ed indossa la tua medaglia di Campione d'Europa... innamorandomi ancora della tua viva gratitudine: "È grazie a lei se ho potuto servire l'Italia!".
La mia città natale è una grandissima comunità italiana ed è stata fondata proprio da immigrati italiani, di cui tanti provenienti dal nord. I miei antenati erano di Belluno. Quindi potrei dire che un po' d'Italia è sempre stata presente nella mia vita sin da quando ero piccolo.

Partiamo da quel 24 agosto del 1987 e da lì spiegami come sia riuscito a prendere, a sollevare, a baciare quella coppa. Fammi luce sul percorso (soprattutto a Pescara, non troppo agevole) fino alla vittoria e al tuo Eurogol di Anversa.
Sin da piccolo andavo a vedere mio padre giocare a calcio a 5 con amici e colleghi di lavoro. Non so quanto questa cosa abbia influenzato poi la mia passione per questo sport, ma forse è stato uno dei primi che ho conosciuto. Ho iniziato la scuola calcio a 5 all'età di 6 anni, mi ci ha portato mio padre, giusto perché io praticassi qualche sport. Dopo pochi mesi ho cambiato e lì sono rimasto per tre anni. Dopodiché sono stato chiamato a giocare in una delle due squadre importanti della mia città che già partecipava ai campionati regionali e lì sono rimasto fino al 2005, avendo fatto per due anni la preparazione con la prima squadra e facendo anche l'esordio nella Liga Futsal.

Poi l'arrivo in Italia.
A metà 2005 mi arriva la proposta del Nepi, tramite il mio amico e compagno di squadra in Brasile in quel periodo Angelo Guerra. Lui era stato contattato dal Nepi e stava per iniziare anche lui la sua prima stagione in Italia. Ha portato dei dvd di alcune mie partite e li ha fatti vedere ad Agenore Maurizi, allenatore in quella stagione.. Al mister sono piaciuto e, avendo la possibilità di avere la cittadinanza italiana, ho ricevuto la loro proposta, tanto che il 26 settembre 2005 sono arrivato in Italia. Il primo anno è stato un po' difficile adattarsi ad una nuova realtà, ad una nuova lingua che conoscevo poco (solo qualche parola che sentivo da mia nonna) e, in più, era la prima volta che uscivo di casa. Diciamo che non ho scelto il posto più vicino alla mia città natale (ride, ndg). Ma tutto sommato è stata una buona stagione, siamo arrivati in finale scudetto, perdendo la finale contro l'Arzignano. Dalla seconda stagione le cose sono sempre migliorate, per fortuna. Abbiamo vinto lo scudetto U21 e siamo arrivati un'altra volta secondi in campionato, perdendo la finale questa volta contro la Luparense. Nella terza stagione, con la Lazio Colleferro, abbiamo fatto un buon campionato, forse anche al di sopra delle aspettative: in quell'anno ho avuto un po' più di spazio e sono riuscito a fare anche un buon minutaggio in prima squadra. Siamo usciti in semifinale di nuovo contro la Luparense.

E qui arriva il primo cambio di maglia.
Nella quarta stagione sono passato al Torrino in A2. Praticamente eravamo la stessa squadra della stagione precedente, sempre con D'orto in panchina. Lì ho lavorato per la prima volta con Musti come allenatore, faceva il secondo. Abbiamo vinto i playoff di A2, ma per salire dovevamo scontrarci con una squadra di Serie A. e abbiamo perso contro il Pescara. A fine stagione con il Torrino, è arrivata anche la prima convocazione in prima squadra con la Nazionale. Ho esordito con la Serbia, con un pareggio e una vittoria. E ho segnato anche il mio primo gol, andando a segno nella seconda gara.

Poi il Ceccano e il ritorno alla Lazio.
La stagione seguente sono stato prestato al Ceccano, sempre in A2. Eravamo pochi, ma mister Foca Vaz è riuscito a fare un bel lavoro con noi! Ci siamo qualificati ai playoff, ma abbiamo perso la semifinale contro il Putignano, che quell'anno è salito in Serie A. Dopo il Ceccano sono tornato in A con la Lazio e in quella stagione abbiamo vinto la Coppa Italia battendo tre grandi squadre: la Luparense ai quarti, il Montesilvano in semifinale e la Marca in finale. È stato un anno in cui ho fatto un po' di tribuna, ma che mi ha dato tanto, visto i giocatori con i quali ho potuto allenarmi e giocare insieme.

Una anno e mezzo al Rieti e poi alla Cogianco.
Era appena salita in Serie A. Un anno sicuramente molto importante per me, durante il quale sono riuscito a giocare tanto, essendo uno dei giocatori sui quali la società aveva puntato. Ci siamo salvati nella penultima giornata di campionato, raggiungendo l'obiettivo che era mantenere la categoria. Nella stagione seguente ho iniziato là e poi a dicembre sono passato alla Cogianco. A Rieti ero stato anche scelto come capitano, ma poi, anche per una scelta mia personale, le nostre strade si sono divise a dicembre. Alla Cogianco abbiamo fatto una grande stagione, togliendoci grandi soddisfazioni in campionato e arrivando alla finale di Coppa Italia, persa poi contro la Luparense. Ai playoff invece siamo usciti ai quarti contro la Marca. In quella stagione sono stato richiamato dopo alcuni anni di nuovo in Nazionale, per una doppia amichevole conto il Portogallo e poi per le qualificazioni all'Europeo.

Veniamo ora al Pescara.
Purtroppo non siamo riusciti a fare una stagione all'altezza della squadra che avevamo. Personalmente non una delle migliori stagioni: sono rimasto più di qualche volta in tribuna e non sono riuscito a fare grandi prestazioni, dall'altra parte, però, è in questa stagione che è arrivato il momento più bello della mia carriera fino ad ora: il titolo europeo conquistato con la Nazionale.

Parlami di questa esperienza.
Un'esperienza unica, costruita da un gruppo di grandi uomini che non ha mai mollato, nonostante il rischio di non passare neanche il girone di qualificazione paventato dalla sconfitta contro la Slovenia nella prima partita. Come ho detto già altre volte, e forse come mi piace ricordare quell'Europeo, è stato come in quei film d'azione in cui il protagonista viene quasi messo a tappeto ma riesce ad alzarsi, dando così un sapore ancora più dolce alla vittoria finale! Per me poi è arrivata anche una grande soddisfazione personale: il gol in finale contro la Russia! Gol che ha aggiunto un significato ancora più personale all'aver aver fatto parte di questo titolo storico per l'Italia.

Torniamo al club.  Parlami del valore e dei valori che ti ha trasmesso il tuo nuovo mister ritrovato, del tuo legame con Alessio Musti tra passato e presente.
Sono molto contento di far parte della storia di questa società e di poter giocare sia la Supercoppa e di aver disputato la Uefa Futsal Cup. Purtroppo non abbiamo avuto il risultato che volevamo nel girone, ma sicuramente questo ci ha fatto crescere ulteriormente. Sappiamo di essere una squadra molto cambiata rispetto a quella che ha vinto lo scudetto, ma sicuramente queste partite di livello internazionale ci hanno comunque lasciato qualcosa. Questo penso sia un po' la mia "storia" qui in Italia fino ad adesso. Quanto a Musti, Alessio l'ho conosciuto appena arrivato in Italia: facevamo parte dello stesso spogliatoio. La mia prima stagione qui è stata la sua ultima da giocatore, poi ho lavorato con lui al Torrino e alla Cogianco, prima di ritrovarlo qui alla Luparense.

Non posso non pungolarti a commentare il tuo triplice sigillo nella gara contro il Kaos che ha decretato la parità dopo quella scottante amichevole precampionato. La tua impronta ha stravolto l'esito della gara: un indennizzo della sorte, che sembra volerti restituire quel che ha sottratto lo scorso anno...
Riguardo alla partita contro in Kaos, sono contento di essere riuscito a dare il mio contributo questa volta anche in attacco: segnare 3 gol mi era capitato solamente una volta, nel mio secondo anno in Italia contro il Marcianise. In amichevole avevamo perso male contro di loro, ma in una giornata in cui non siamo mai scesi in campo. Questa di sabato scorso per noi era più una ricerca di conferma dei nostri valori che proprio una rivincita contro di loro per il risultato dell'amichevole, ovviamente non ci siamo scordati di quel 7-0, ma c'era di più, non soltanto la voglia di rivincita. Dopo l'eliminazione in Uefa, nella nostra testa sicuramente c'erano tanti pensieri ma - alla fine - siamo riusciti a compiere una grande rimonta e a portare a casa un punto importante: abbiamo dimostrato di avere cuore e carattere e questo era importante anche per noi stessi.

Grazie, Daniel...
Prego!


Diomira Gattafoni



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