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#Euro2016, Belgrado Story: dalle bombe del 1999 alla maestosità  della Kombank Arena

 02/02/2016 Letto 946 volte

Categoria:    Nazionale
Autore:    Francesco Carolis
Società:    EURO 2018





Avvicinandosi a Belgrado lungo l’autostrada proveniente dall’aeroporto intitolato al geniale inventore Nikola Tesla, appare all’improvviso sul lato sinistro della carreggiata una cattedrale nel deserto che interrompe la struggente continuità dei palazzi di architettura sovietica. È la Kombank Arena, o, se preferite, la Beogradska Arena: fuori dall’imponente struttura campeggiano eloquenti gigantografie pubblicitarie dell’UEFA. Il futsal del vecchio continente, per due settimane, guarderà dentro e fuori questo monumento del riscatto serbo: tra poche ore, Serbia-Slovenia darà il via al Campionato Europeo, 17 anni fa qui il cielo era grigio e le bombe NATO piovevano a grappoli.

GLI ANNI DELLA GUERRA - Correva l’anno 1999. In piena guerra del Kosovo, l’ultimo duro scoglio nel processo di dissoluzione della Jugoslavia post-Tito, la tensione tra la provincia autonoma a maggioranza albanese, alla ricerca dell’indipendenza, ed il governo centrale di Slobodan Milosevic è alle stelle, l’Occidente decide di intervenire militarmente contro i serbi. È l’operazione Allied Force: gli aerei del Patto Atlantico iniziano a martellare Belgrado colpendo obiettivi sensibili. La costruzione di quella che sarebbe diventata l’attuale Kombank Arena, iniziata nel 1992, si interrompe bruscamente: lo scenario geopolitico nel giro di qualche mese cambia, i lavori riprendono e lo stesso Milosevic tiene il suo ultimo discorso pubblico dentro il palazzetto poco tempo prima di ritirarsi dalla scena e lasciare spazio alla nascita della vera e propria Serbia.

FINALMENTE LA KOMBANK - La storia prosegue: nel 2004 l’Arena è completata ed ospita il torneo di pallacanestro FIBA Diamond Ball, il primo di una lunga serie di eventi. Arriviamo al 2006: il Montenegro è l’ultima ex repubblica jugoslava a staccarsi dal potere di Belgrado. Facciamo un salto di dieci anni: gennaio 2016, la Serbia si laurea campione d’Europa di pallanuoto proprio contro il Montenegro davanti ad una Kombank festante. La piscina viene smontata in pochi giorni, al suo posto c’è il parquet nero. Nero come le facce di qualche serbo, forse ancora tetro nei ricordi di quei giorni tristi: l’occhio però si alza oltre l’autostrada ed eccola lì, impossibile non ammirarla. C’è la Kombank, pronta ad ospitare nella sua maestosità un'altra manifestazione dai mille colori e dalle mille emozioni: poco importa se la Serbia, in ogni caso possibile outsider del torneo, uscirà al primo turno, in sua vece ci sarà durante queste due settimane e per sempre un baluardo di 18000 posti a dimostrare la voglia di grandezza e di felicità di un popolo intero.


Francesco Carolis e Francesco Puma



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