CMB, Taty e il Mondiale: "Un punto di svolta per il futsal femminile, i sogni vanno abbracciati forte"
C'era una volta in un paese lontano lontano...no, non è l'inizio di una favola. O forse sì.
Riprendiamo dal principio. C'era una volta in un paese lontano lontano la famiglia Debiasi Croceta intenta a celebrare la nascita di Tatiane. È il 28 marzo 1987 e la nostra storia prende il via a Orleans, quella del Brasile però. La bimba cresce in forze, allegra, corre tra le strade del suo paese e si innamora di un pallone. Quel pallone che diventerà a rimbalzo controllato e che la porterà, negli anni, a sognare in grande, a viaggiare per il mondo, a vivere esperienze incredibili (positive meno positive), fino - avanti veloce - ad arrivare al 7 dicembre 2025, il giorno dei giorni. Il giorno della finale del primo storico mondiale di futsal femminile. Portogallo-Brasile. Taty, come tutti la chiamano, porta la fascia al braccio, capitanando un gruppo di donne che tanto ha lottato nel tempo per arrivare fino a lì. Al suono della sirena, il Brasile si laurea campione del mondo. Poco importa se era la favorita. Ciò che conta è che lo ha dimostrato e conquistato sul campo con impegno e sudore.
"Il Campionato del Mondo ha rappresentato un punto di svolta per il futsal femminile a livello globale", analizza lucidamente l'astro brasiliano. "Per il movimento significa maggiore visibilità, crescita delle strutture di base e un incentivo concreto per le federazioni a investire nel futsal, in particolare nella sezione femminile. Personalmente - aggiunge - è stato il compimento di un sogno: indossare la maglia della propria nazione nella prima edizione ufficiale del torneo Mondiale è un onore che porterò per sempre con me, insieme alla gratitudine verso le compagne che hanno condiviso questo percorso storico".
E' ancora negli occhi quel momento li. Quando Taty riceve il trofeo più importante del mondo e si dirige verso le sue compagne con una serie di saltelli, una danza, con gli occhi pieni di luce e finalmente esplodere al cielo tutta la gioia del momento. Di quel momento che diventerà, ne sono certa, il centro di gravità permanente di Tatiane detta Taty. "E' stata la gioia più intensa - torna con la memoria in quel palazzetto delle Filippine - la vittoria in finale e il gesto di alzare la Coppa al cielo, di poterla stringere a me, simbolo di un traguardo che la sezione maschile ha vissuto tante volte, ma mai raggiunto ufficialmente prima dalla nostra Nazionale femminile. Tuttavia, ciò che rimarrà indelebile è il senso di unità e "sorellanza" che si è creato in squadra: l’abnegazione, il lavoro collettivo e la consapevolezza di rappresentare un’intera nazione, un movimento, sono valori che conserverò per tutta la vita".
Non è mai una questione personale. Sono le persone con cui si intraprende e percorre il viaggio a fare davvero la differenza. Ognuna con una motivazione personale, ma tutte con la stessa voglia collettiva di gridare a gran voce il loro valore attraverso lo sport di cui sono campionesse. La storia si ricongiunge con quei sogni di bambina da dove è partita, come fosse un filo rosso che si annoda in un fiocco. "Guardando indietro - torna con la memoria la numero 4 - vedo una piccola bambina piena di sogni che ha trasformato la corsa per le strade di casa in una carriera internazionale piena di successi. Le direi di non temere mai il sogno, di abbracciarlo forte, di coltivare la disciplina e la passione, perché con determinazione tutto è possibile, anche arrivare dove sembrava irraggiungibile".
Ascoltando le sue parole non posso fare a meno di focalizzare l'attenzione sul termine disciplina. Il talento è una parte importante ma la disciplina, quella, è in grado di spingerti oltre l'immaginazione. E' lei a spingerti quando tutto sembra crollare, una fede costante capace di ripagare della fiducia ricevuta. Fede in Dio e in se stessi. Taty è questo.
E tutto questo lo porta ovunque va, in ogni realtà nella quale mette a disposizione il suo enorme talento. Perché, dai, quelle sterzate che fa con le caviglie e le ginocchia ubriacano chiunque, nemmeno fosse il Molleggiato. E ogni persona che la vede giocare si innamora. Della giocatrice, della persona, del futsal. Come fosse in missione per conto di Dio.
L'hanno imparato anche a Salandra, dove è stata accolta al rientro dal Mondiale come la campionessa che è. Ed è stato un rientro rapido, perché il campionato già chiamava. Dopo un mese di pausa, l'ottava nell'giornata il CMB ha ospitato il Molfetta. "La sfida contro il Molfetta è stata una partita di alta intensità - commenta Taty - in cui le nostre avversarie hanno dimostrato, come tutte le altre squadre che abbiamo incontrato fino ad oggi, grande combattività. Il punto di forza è stato riuscire a portare a casa i tre punti nonostante le difficoltà, consolidando la fiducia della squadra. I ritorni da impegni internazionali hanno influito sul ritmo, perciò sarà fondamentale affinare la nostra concretezza e ridurre le occasioni concesse".
Senza perdere tempo, è su questo che le ragazze di mister Neri stanno lavorando in vista del prossimo impegno, in trasferta contro le All Blacks. Taty la vede così: "La Kick Off è una formazione fatta da giocatrici esperte e molto motivate, soprattutto in vista della possibilità di consolidare le posizioni utili a garantirsi la partecipazione alla Coppa Italia. Ci attendiamo una partita combattuta, che richieda il massimo impegno da parte nostra. Come “regalo di Natale” - chiude con la sua incrollabile fede - spero in un risultato positivo che rallegri i tifosi e la società, ma soprattutto vorrei serenità per i miei cari, la famiglia e gli amici: concludere l’anno con un sorriso è il desiderio più grande".
*foto FIFA
Federica Lattanzio
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